"And Then There Were Three". Temevo di dover ascoltare l'ennesimo disco dei
Lunatic Soul - progetto che sta sempre più a cuore al mastermind
Mariusz Duda - con un monicker diverso, ma fortunatamente non è stato così.
Mi sento di dire che quelli di
"Wasteland" sono dei
Riverside sicuramente diversi, più essenziali e diretti, ma non necessariamente migliori o peggiori di quelli con un chitarrista di ruolo com'era il defunto
Piotr Grudziński - qui sostituito in fase solista da una serie di ospiti.
Il timbro del sopraccitato
Duda - come è noto - sa essere sinistro (
"The Day After"), ma anche caldo e avvolgente (in
"Acid Rain", dal rifframa ipnotico che rimanda agli esordi della band tra Pink Floyd e
Porcupine Tree).
"Vale Of Tears" è una traccia heavy e moderna, particolarmente cruda nelle timbriche, in totale contrasto con la successiva
"Guardian Angel", acustica e dai connotati dark alla maniera dei
+1476+. Di contrasti vive anche
"Lament", dove il folk-prog si fonde con il grunge e l'alternative, prima della sorprendente strumentale
"The Struggle For Survival", crimsonica nel chitarrismo - merito del guest
Maciej Meller - e brillante nell'arrangiamento. Se
"River Down Below" mi è parso l'episodio più sottotono (nonostante la buona coda gilmouriana), la titletrack mi ha spiazzato con le sue atmosfere "spaghetti western" e progressive, che mi hanno ricordato i Muse di
"Black Holes And Revelations". Il finale è tutto per
Duda, che ci delizia con una performance intensissima nel piano/voce
"The Night Before".
Un disco importante per il morale dei
Riverside, ancor più che per la musica in esso contenuta.
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