Dopo 72 album anche il chitarrista
Matthias Mineur ha lasciato i
MOB RULES e così la formazione tedesca, 12 anni dopo aver perduto per strada il bassista
Thorsten Plorin, rimane orfana dei suoi fondatori: della formazione originale è sopravvissuto unicamente il vocalist
Klaus Dirks, nonchè ormai unica motivazione per tenere il monicker di inizio carriera.
In effetti i Mob Rules, al netto di qualche brano qua e la' un po' sopra la media, non sono mai riusciti ad emergere o segnalarsi per degli spezzoni di carriera sopra la media, ne' con la label che li ha lanciati, ovvero la
Limb Music, ne' con quella storica tramite la quale hanno raccolto le maggiori soddisfazioni nonchè la loro attuale, la
SPV, ne' con quella di mezzo - invero durata solo l'arco di due lavori - ovvero la
AFM Records del compianto
Andy "Henner" Allendörfer; al contrario si puo' anche affermare che i Mob Rules non abbiano mai composto un disco brutto o sotto la media, ma alla soglia dei venti anni di carriera forse è un po' poco...
Il nuovo "
Beast Reborn" non è ne' più ne' meno del classico, solito, identico album dei Mob Rules: identico per stile, per genere, per sound, per qualità e per risultato: heavy metal melodico, ottimamente suonato, accattivante, di classe, ma anche piuttosto piatto, scontato, banale e ripetitivo. Anche gli episodi più riusciti come "
Sinister Light" e "
Traveller in Time", che pure sono piuttosto piacevoli all'ascolto, fanno sorridere e magari battere anche il piedino ma alla lunga lasciano abbastanza il tempo che trovano, mancano di mordente, non graffiano e non rimangono per più di qualche ora nella mente e soprattutto nel cuore dell'ascoltatore.
Un gruppo valido ed affidabile, ma privo di qualsivoglia spunto in più: un infaticabile trottolino di centrocampo ecco, ma non aspettatevi mai la giocata vincente.
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