Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:24 min.
Etichetta:Indipendente

Tracklist

  1. DOWNTRODDEN
  2. DEPARTURE
  3. DYSTOPIA
  4. THE WORDS UNSPOKEN

Line up

  • Szabó Hunor: clean and harsh vocals
  • Csiszár Gellért: guitars
  • Bálint Szabolcs. guitars
  • Vlădăreanu István: bass, backing screamings
  • Sulyok Csaba: drums

Voto medio utenti

Se il successo di una band si misurasse dalla costanza, dalla fedeltà alle proprie idee e dalla voglia irresistibile di fare musica, credo che gli Illusion of Control avrebbero avuto ben altra carriera.
La storia del combo originario di Cluj infatti è una continua corsa in salita e controvento: nati nel 2007 grazie alla volontà dei chitarristi Csiszár Gellért e Bálint Szabolcs e del vocalist Szabó Hunor mantengono una lineup piuttosto stabile grazie anche agli ingressi del drummer Sulyok Csaba e del bassista Vlădăreanu István fino al 2011, pur senza pubblicare praticamente nulla. Purtroppo però questo non basta e lo stesso Gellért nel 2014 stacca la spina.
Ma si sa le amicizie -quelle vere, specie se saldate da passione comune- non possono morire e così i nostri nel 2018 ridanno vita alla loro creatura e solo grazie ai propri sforzi pubblicano finalmente il loro primo EP, "Grim New World", del quale stiamo per parlare.

A questo punto credo che l'incipit sia più chiaro: bastasse la fatica saremmo di fronte ad un capolavoro.
Purtroppo le quattro tracce del dischetto sono ben lungi da questa definizione, soprattutto se il genere proposto è un death melodico con forti influenze progressive, campo nel quale è facilissimo fare pastrocchi.
Quando i tuoi termini di paragone sono bands quali In Vain, Persefone, In Mourning, Barren Earth per poter anche solo dire la tua devi avere preparazione tecnica e soprattutto idee di prim'ordine: in questo figlio irrequieto del death metal che si regge sull'equilibrio tra la violenza e la follia del prog la capacità di giocare su due tavoli contemporaneamente è tutto.
I nostri invece -pur riuscendo ad interpretare discretamente le due parti- non riescono ad unirle in modo coerente: è come se ogni canzone procedesse a strappi, senza continuità, un susseguirsi di accelerazioni e rallentamenti.

Valga per tutte l'iniziale "Downtrodden": finchè il registro si mantiene su ritmi death la canzone resta uniforme, ma non appena iniziano le variazioni con le alternanze tra harsh e clean vocals, chitarre distorte e parti acustiche si avvertono fastidiose incertezze che purtroppo si ripetono anche nelle seguenti "The Departure", "Dystopia" e nella conclusiva breve "The Words Unspoken".
"C'è del buono in loro, l'ho percepito"(cit. famosissima) ma per ora non si va oltre una sufficienza stiracchiata.
Spero comunque che gli Illusion of Control riescano a pubblicare quanto meno un full length, il destino è in debito con loro.
Recensione a cura di Alessandro Zaina

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