I Barùs, provenienti da Grenoble in Francia, sono al loro esordio discografico di lunghezza importante dopo l'omonimo EP uscito tre anni fa e suonano Death Metal.
Non lo fanno, però, in modo "tradizionale", ma del metallo della morte danno una interpretazione moderna che ingloba strutture sonore chiaramente influenzate dai Meshuggah, un approccio per certi versi prog, incursioni in ambiti Dark Ambient e sporadiche, ma violentissime, partiture di scuola Black Metal.
"Drowned", frutto delle commistioni di cui sopra, viene ad essere un album monolitico ai limiti della claustrofobia all'interno del quale i cinque membri del gruppo, forti di suoni ribassati e produzione massiccia, si cimentano in composizioni lunghe, contorte, spesso in mid tempos e dannatamente pesanti riuscendo a trasmettere un senso di inquietudine e di pericolo imminente che viene esaltato dai momenti di "calma" che, in qualche modo, smorzano la furia esecutiva degli strumenti e dei vocalizzi altrimenti predominante nell'economia generale di tutto il lavoro.
I Barùs risultano abili nel saper amalgamare in modo intelligente le loro diverse nature e sciorinano, con ottima padronanza strumentale, pezzi carichi di groove, di lancinanti accordi di chitarra e di atmosfere dal sapore cibernetico e spaziale che non possono non ricordare i già citati svedesi di Umeå, sebbene i Nostri abbiano dalla loro un approccio in ogni caso personale che li rende particolari per quanto duri da digerire tutti in un colpo.
"Drowned" è, infatti, un ascolto impegnativo e non di certo un album da prendere con superficialità: se così fosse, si correrebbe il rischio di cadere nella noia quando, invece, l'attenzione alle complesse e soffocanti atmosfere dell'album ne rivelano il valore e l'estrema potenza che, certamente, piacerà ai più intransigenti tra di voi.

Come da titolo del disco, fate attenzione a non affogare in questo amalgama sonoro così ossessivo...