Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:39 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. CRYPT OF ICE
  2. ARCTIC STRANGLEHOLD
  3. HAND OF VENGEANCE
  4. WRAITH OF DEATH
  5. MERCILESS
  6. ENCASED IN ICE
  7. BEAT TO DUST
  8. TWIST THE KNIFE
  9. FACELESS ENEMY
  10. GRAVEDIGGER

Line up

  • Samantha Mobley: bass
  • Michael Munday: guitars
  • Chad Green: vocals
  • Matt Dennard: drums
  • Chris Bonner: guitars

Voto medio utenti

Oggi nevica ed è la fine del mese di Dicembre, perciò mi sembra adeguato e consono occuparmi del debut di questa band che ha il gelo nelle vene.
Se nel black metal gli Immortal hanno descritto il freddo delle lande scandinave, questi texani potrebbero diventare i loro epigoni in campo death metal.
Strano ma vero, lo stato della stella è famoso più per il clima caldo, ma questi debuttanti invece sono totalmente agli antipodi a livello climatico e pescano dal death metal vecchia scuola.
L’apertura è affidata alla titletrack che mostra un guitarwork old school e blast beats salvo poi rallentare pesantemente per poi prendere il largo con un up tempo tellurico intervallato da cadenze più lente.
Il singer Chad ha un vocione cavernoso ma ben distinguibile e le chitarre sono in tremolo e compresse come da tradizione; bella la coda doom posta alla fine del brano.
Arctic stranglehold”, sembra presa dal songwriting degli olandesi Asphyx; apertura lenta e malsana per poi ecco arrivare l’up tempo serrato e veloce.
I cambi di tempo sono fluidi, si va da tempi veloci a parti più cadenzate e solide con un buon uso dei riff.
Wraith of death”, viene aperta da un’introduzione rumoristica ed effettata prima che entrino i riffing segaossa e a marcia lenta.
Il freddo gelido che il quintetto vuole generare è penetrante nell’uso dei riff e delle ritmiche che richiamano formazioni come Obituary e Bolt Thrower.
Beat to dust” è il brano più breve del lotto; up tempo veloce, serrato e senza pietà.
La band non si distoglie dal death metal vecchia scuola alternando parti veloci a cadenze lente e soffocanti con riff a spirale; il finale è puro doom/ death metal.
Quando una band scrive un brano come "Twist the knife" non si riferisce a unicorni e zucchero filato.
Grande rullata col basso ben in evidenza che porta a una marcia tellurica in up tempo che sposta le coordinate verso il cosiddetto death metal made in Florida.
Anche in questo frangente ci sono rallentamenti soffocanti e freddi a cambiare direzione e ritmo.
Buon debutto, non sono dei rivoluzionari certamente, ma il compito lo svolgono bene; se siete amanti dell’old school bene fatto questo album fa per voi.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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