Dopo un debutto autoprodotto nel 2008 intitolato "
Nuclear Winter", poi ristampato dalla sempre volenterosa Ice Warrior, si erano perdute le tracce dei greci
ORION'S REIGN, in realtà negli ultimi sei anni sempre impegnati a rilasciare dei singoli qua e la' a dimostrazione di una certa vitalità comunque latente.
Finalmente a settembre 2018 vengono ingaggiati dalla tedesca
Pride & Joy Music per dare alle stampe questo album dalle belle speranze intitolato "
Scores of War". Perchè dalle belle speranze?
Perchè gli Orion's Reign adottano uno stile molto moderno ed attuale che sembra l'unico ad avere un certo appeal sulle schiere di giovani ascoltatori che sono quelle che oggi fanno i numeri, tra likes, condivisioni social, views su Youtube ed, infine, presenze ai concerti: ovviamente l'acquisto dello stesso non è comunque contemplato.
Il power metal dei nostri paga un forte tributo ai
Sabaton, perlappunto unica band power metal a tirare forte, riletto magari in una chiave più epica, anche grazie alla declamante ugola di
Daniel Vasconcelos, che giunge dal Brasile in aiuto dei quattro di Atene.
In realtà, lasciando stare le derive più o meno moderniste, gli Orion's Reign dimostrerebbero maggiormente il loro valore in brani più squisitamente classici ed aggressivi, come in "
Together We March", che perlappunto vede la presenza di uno screamer di eccezione come
Tim Ripper Owens. In realtà non è sempre cosi, ci sono molti brani "cinematici", fin troppo carichi di orchestrazioni e "plasticosi", almeno quanto l'emblematica e ridicola cover: in questo "
The Undefeated Gaul", peraltro anche scelta per essere rappresentata da un videoclip...che lascio giudicare a voi, rappresenta un po' la summa di "Scores of War", un disco suonato ottimamente, con una buona produzione sebbene sbilanciata su sonorità da videogioco, con digressioni vicine al folk metal più giocoso e danzereccio ("
An Adventure Song", che sono sicuro sarà una delle più apprezzate) ma a cui manca più di una scintilla per lasciare il segno: non si può dire che sia realizzato male ma manca di energia ed è sovraccarico di orchestrazioni, intermezzi e declamazioni che tolgono vigore ai vari brani, talvolta rendendoli più simili a canzoncine dei cartoni animati fin troppo zuccherose e trullallerotrullallà.
E per questo sarà un successo. In ogni caso meritevole di un ascolto, e forse anche di più, non foss'altro per la cura maniacale e la passione profusa nella realizzazione di "
Scores of War", disco che rimane gradevole ma che rischia di peccare di una longevità assai bassa.