L'attitudine "over the top" dei
The Ocean rimane immutata anche con il nuovo
"Phanerozoic I: Palaeozoic", primo capitolo di un preventivato doppio album.
Ammetto di non essere mai stato un fan "sfegatato" del collettivo tedesco, ma ne ho sempre riconosciuto meriti e talenti, cosa che sono tenuto a fare anche questa volta nonostante un lievissimo calo - almeno a mio parere - della "freschezza" e della qualità complessiva della proposta dal punto di vista compositivo.
Le sequenze e i sintetizzatori di chiara ispirazione germanica di
"The Cambrian Explosion" preludono all'eterogenea (a dir poco)
"Eternal Recurrence", concentrato di puro
Ocean-sound che pesca parimenti dal post rock, dal doom, dal prog e dall'alternative con un'unica costante identificabile nelle liriche urlate in primo piano.
"The Glaciation Of Gondwana" è più snella e
djentosa, prima della groovy, elegante e progressiva
"Age Of Sea Scorpions", che mi ha fatto pensare a come potrebbero suonare i
Fates Warning tra altri vent'anni. Scomoderei
Tool,
A Perfect Circle e
TesseracT per
"Nascent", mentre le armonie spigolose della breve (e strumentale)
"The Carboniferous Rainforest Collapse" sfociano nell'epico assalto finale dal carattere distintamente conclusivo intitolato
"The Great Dying".
Una gradita conferma, anche se leggermente inferiore alle aspettative.
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