Ci sono terre di confine, anche se di confine non sono, che rimangono in qualche modo ai margini del mondo. Geograficamente e culturalmente. Forse anche volutamente. Come l'Abruzzo. Uno scrigno isolato dove le montagne sono cattedrali di roccia che frantumano il cielo e guardano il mare. Una regione autentica, forte anche se ferita, dove la natura selvaggia, amica e ostile, regna sovrana e dove le pietre mute raccontano ancora di tradizioni arcane e antichi riti.
I
Selvans non sono solo musica. La loro proposta è anche una ricerca storica nei miti e nelle leggende degli antichi popoli italici e della loro terra, l'Abruzzo. Una strada già delineata nell'ottimo album d'esordio
Lupercalia, e che con
Faunalia, il nuovo full-length, trova un'espressione ancora più marcata e consolidata.
Ascoltare la loro musica, ascoltarla attentamente, significa scoprire, ritrovare lo spirito ancestrale dei luoghi, sentire il battito profondo di una terra viva, ritrovare un legame ancestrale con qualcosa che ci appartiene, ma ormai dimenticato.
Perché
Faunalia è un'opera raffinata e oscura, molto complessa e ricca di sfaccettature.
I
Selvans, seguendo i sentieri del black metal, sembrano girovagare in un'esplorazione dell'altro, che però conduce in fine sempre a quello che è il luogo d'origine. Una proposta musicale dal carattere unico, capace di miscelare in modo fluido ed armonico elementi alquanto diversi, dove riecheggia tanto del nostro stesso patrimonio. Ci sono melodie che richiamano alla memoria le composizioni di
Ennio Morricone, strumenti tradizionali che si legano perfettamente alle partiture black, ci sono le parole in italiano e quelle declamate in latino, che hanno una potenza espressiva davvero notevole.
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Selvans, band dal forte impatto sonoro, concettuale ma anche scenico, vanno ascoltati e capiti non solo a livello musicale. In
Faunalia ogni brano è un capitolo legato ad un'esperienza, ad una ricerca, al sentire profondo di qualcosa di atavico che riverbera nella terra madre.
Notturno Peregrinar, un pezzo dalla forte tensione drammatica cantato nei dialetti abruzzese e siciliano, si pregia della presenza di
Agghiastru, più che una collaborazione un tributo a chi per primo ha osato fondere il symphonic black metal con un dialetto locale.
Trascinante, epica ed oscura
Anna Perenna scaraventa nell'inquietudine dell'ignoto, di retaggi scaramantici e maligne presenze che si affacciano e si scacciano. Un brano capace di toccare nel profondo, emozionante e al contempo spaventoso.
Magna Mater Maior Mons è un'ode epica alla propria terra cui segue
Phersu, ispirata ad un personaggio mascherato della civiltà etrusca, dove le tastiere giocano arditamente con strumenti a fiato antichi, in un gioco incantevole e audace.
Requiem Aprutii, la lunga suite finale, è il drammatico epilogo che narra di una regione martoriata da calamità naturali e umane, indomita e fiera, una "
terra selvaggia che non vuole padroni".
Faunalia è una grande opera, fatta di aspra e poetica bellezza, proprio come la terra da cui nasce.