I canadesi
Malacoda tentano la strada del concept album con il nuovo
"Restless Dreams", full-length ispirato alle vicende del noto videogame
Silent Hill. A giudizio di chi scrive non è cambiato molto dal recente passato (in particolare dall'EP
"Ritualis Aeterna"), e - nonostante gli elogi provenienti da più fronti - fatico ancora a orientarmi nel sound gotico/horrorifico di
Lucas Di Mascio e soci.
L'impianto narrativo è indubbiamente affascinante - e i vari frammenti strumentali (
"The Fog Of Memory", "In Static", "Darkness Leads The Way") amplificano questo senso "cinematografico" dell'opera - ma sono le canzoni a destare più di una perplessità.
L'ugola del sopraccitato
Di Mascio mi ricorda il ben più noto
"Peavy" Wagner, e viene da sorridere al pensiero di ascoltare il cantante dei
Rage confrontarsi con brani di matrice alternative (
"Youth Is Innocence", "The Labyrinth Within") o pseudo-estremi (
"Knives").
C'è un senso di "abbaio ma non mordo" che pervade
"Restless Dreams" (
"I Got A Letter", "Mannequin Heart", "Dominance", "Abstract Care") e l'impressione è che la band sia costantemente incerta sulla strada da percorrere (in particolare sul finale, dove in
"Abstract Care" si strizza l'occhio al doom e i lunghi brani
"The Symbol Of Pain" e
"Our Special Place" mettono ancora più carne sul fuoco).
Per me non ci siamo ancora.
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