A soli due anni dalla nascita, avvenuta nel 2016 gli
Eneferens, progetto solista del polistrumentista e cantante statunitense
Jori Apedaile, pubblicano il terzo lavoro di lunga durata "
The Bleakness of Our Constant".
E lo fanno grazie alla lungimiranza della svedese
Nordvis Produkion, la stessa etichetta per intenderci che ha prodotto quel meraviglioso disco che risponde al nome di "Arvet" firmato da
Grift: a quanto pare eccellenza chiama eccellenza.
Un fatto singolare che -essendo ormai sul finire dell'anno- posso dare per accertato è quanti ottimi dischi siano stati prodotti da one man band: Mourning By Morning, Pure Wrath, Bonjour Tristesse solo per fare qualche nome; come se l'individualismo e la solitudine spesso inconsapevole generati da questa nostra società avessero creato degli artisti bastanti a se' stessi.
Gli
Eneferens definiscono il proprio come "beautiful metal from the North" e raramente ho trovato più aderenze tra una frase e la realtà: la musica di
Apedaile è un soffio di vento boreale che scende dai grandi spazi innevati per sussurrare segreti ai cuori ed alle anime tormentate.
Jori viene dal Minnesota, regione (risparmio la fatica a chi non lo sapesse) centrale degli USA incastonata tra il Canada e la imponente massa dei Grandi Laghi, e la selvaggia bellezza della natura emerge spontaneamente dalle 7 tracce dell'album.
"
The Bleakness of Our Constant" non è solamente un disco atmosferic black metal, nelle sue canzoni riverberano i grandi Anathema di "Eternity" e "Judgement" e gli Swallow the Sun della trilogia "Songs from the North".
Il nostro negli oltre 40 minuti di grande musica della release sciorina una classe, un gusto per le armonizzazioni di chitarra, una carica di rabbia nelle accelerazioni sferzanti e nelle laceranti harsh vocals che affiancano parti pulite, decisamente difficili da rintracciare anche in band con molti componenti.
Semplicemente ascoltando l'opener strumentale "
Leave" con le sue chitarre malinconiche, sognanti e suadenti si potrebbe fermare tutto facendola suonare in loop; e invece siamo solo all'inizio: una raffica di blast beats introduce la lunga "
This Onward Reach" che racchiude come uno scrigno tutte le anime che si dibattono nel petto degli
Eneferens.
Persino l'immane pesantezza del doom non viene dimenticata in questa specie di compendio del metal: "
Weight of the Mind's Periapt" il brano più lungo del lotto per oltre 5 minuti risulta opprimente ed oscuro al limite della sopportazione con le sue chitarre ribassate ed i ritmi dilatati per poi, come fosse la cosa più naturale del mondo, sciogliersi in un coro finale emozionante e cristallino.
Chiudono il platter l'altra strumentale "
11:34", traccia eterea e vagamente new age, totalmente affidata all'elettronica e "
Selene", omaggio finale alla Natura ed in particolare alla Luna (Selene era la dea greca che personificava il satellite terrestre); ovviamente è un canto nero e disperato e non un insieme sdolcinato di strofe, degna conclusione di un tale disco.
"
The Bleakness of Our Constant" sarà il compagno perfetto per le lunghe notti invernali che sono in arrivo: fatelo vostro per tempo.
Semplicemente splendido!
"Rise in the silent dark.
Fade into figure.
Trails of your silver light on all boughs of life.
They who illuminate the sky at night cast a brilliant shadow.
Now in the clench of despair’s apologue
Yearning for one breath.
Eyes leer toward the moonlit sky.
Won’t you take me with you?
Show me vigor.
Guide me home.
Eye of the night, gleaming and fair"(Selene)
Eneferens - "
The Bleakness of Our Constant"(full album)
Give nature’s work their destined end.