“Falena”, l’esordio sulla lunga distanza dei
McKenzie, si presenta in modo eccellente: un artwork minimale, due video onirici, e soprattutto la mani di
Giulio Ragno Favero sulla masterizzazione, garanzia di suoni solidi e compatti. E’ evidente, ed apprezzabile, l’attenzione a voler mettere in evidenza i caratteri artistici di questo progetto, che non si limitano alla dimensione prettamente sonora. Il trio calabrese italo-core dimostra una notevole abilità con gli strumenti e nella costruzione dei brani, musicalmente mai banali e mai uguali a loro stessi. Ogni pezzo è fatto di momenti diversi, differenti colorazioni e cambi di ritmo ed energia.
Tutto questo, purtroppo, viene rovinato irrimediabilmente da un cantato piatto e monòtono, che non valorizza le sfumature dei brani ed appiattisce l’ascolto dell’album ad una noia spezzata solo dagli intermezzi strumentali. I testi, poi, che dovrebbero essere il punto di forza di un album in italiano, sono a dir poco trascurabili. Frasi come
“Presta attenzione a queste non-parole” (in apertura dell’album) più che la
“malinconica rabbia” promessa dagli autori generano solamente un profondo sconforto.
"Falena" è, in definitiva, un’occasione sprecata. Poteva essere un album veramente interessante, inserito a pieno titolo nel filone contemporaneo dell’hardcore italiano
(sì, sono finiti i tempi in cui per fare hardcore era necessario limitarsi a suonare un accordo e mezzo, ndr) ed invece lascia l’amaro in bocca per la sensazione che poteva essere molto di più e molto meglio.
Peccato.
A cura di Francesco "Lucio" Lucenti
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