Il chitarrista croato
Ivan Mihaljevic ha scremato molto il sound che lo ha reso celebre per il nuovo capitolo dei suoi
Side Effects.
"Descending Rabbit Holes" ha poco del tipico album da guitar hero e predilige sonorità più dirette a cavallo tra l'hard rock "spaccone" dei
Mr. Big (
"In The Shadow...") e il gusto più raffinato degli
Ark di
Jørn Lande (
"Colorblind").
Detto questo, non ci troviamo al cospetto di un album noioso o privo di sorprese, anzi. Non mancano i brani
catchy (
"Don't Contradict The Facts" non avrebbe sfigurato in un album di
Victor Smolski) o addirittura mainstream (
"Don't Turn Away" o
"Lint" mi hanno ricordato gli
Alter Bridge), così come coplpiscono gli episodi meno scontati tipo la prolissa
"Obituary Of Common Sense" - che strizza l'occhio ai
Queensrÿche delle origini - o l'oscura e spigolosa
"Recoil".
Non è tutto "grasso che cola" - penso a
"The Siren Song", dove strofa e ritornello fanno a cazzotti, o all'insipida
"Hideout" - ma sarebbe davvero irrispettoso parlare di lavoro non riuscito. Promossi.
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