Un sorriso ebete ha pervaso il mio viso dopo 2 secondi netti dall'inizio dell'opener "
Loser's Game", facendomi ripiombare in quella meravigliosa scena di fine '90 - inizio 2000 in cui il power metal non solo era un genere vivo e rigoglioso ma non faceva altro che sfornare un capolavoro dietro l'altro - o se proprio andava male dischi comunque validissimi che tuttora accompagnano la mia vita - e senza mezzi termini i finlandesi
FROZEN LAND si fanno alfieri di questo movimento revanchista e senza vergogna esclamano a gran voce:
Our goal is to re-heat the flame of the 90s power metal
Solo nello scriverlo ho i brividi.
Beh andiamo avanti, al terzo secondo di "
Loser's Game", al che mi chiedo "che diavolo ho combinato, invece di mettere i Frozen Land ho inserito nel lettore il cd di "
Legacy of Kings" degli
Hammerfall", che peraltro ci poteva stare come cosa dato che proprio in questi giorni mi è arrivato dalla
Nuclear Blast il cofanetto per il 20ennale di quel monumento del power metal.
INVECE NO! NON ERA "HEEDING THE CALL"!Erano proprio loro, i Frozen Land. Mamma mia, come sono belli, alfieri di un passato che oggi pare lontanissimo, distrutto da un power metal odierno plasticoso oltremodo sinfonico con coracci volgari e produzioni orribili, come dettato da
Sabaton, Powerwolf ed altri gruppi pessimi che mi rendo conto stiano dettando le mode e che smuovano bei numeri ma che personalmente non sopporto.
QUESTO E' UN VERO VIAGGIO NEL POWER METAL ANNI '90 e quanto ringrazio la
MASSACRE RECORDS per aver creduto in questi ragazzi!
In tutto e per tutto, dallo stile, la produzione, le linee vocali, quella magia viene ricreata in questo "
Frozen Land" che - diciamolo a scanso di equivoci - purtroppo non è un disco perfetto presentando qualche calo di tensione qua e là; niente di terribile per carità, in fondo si tratta di un debut album, ma sono quelle sensazioni ad emozionare, quelle pazzesche, irresistibili linee vocali che DEVONO, anzi CI COSTRINGONO ad urlare quei cori e quelle strofe fino a non avere più fiato in corpo.
Ma poi questi ragazzi ce le hanno tutte: già sono finlandesi, e quindi partono bene. Sapete chi ha curato il mixing? L'artefice della rinascita degli
Stratovarius, proprio
Matias Kuipiainen, colui che ha sostituito il povero
Timo Tolkki alla sei corde.
E il cantante?
Aki Kuokkanen?
Tuomas Hirvonen??
Lauri Muttilainen???
No, no e no! Il cantante si chiama
TONY MELONI, di chiarissime origini italiche, e questo oltre ad infondere quel pizzico di beceritudine che non fa mai male (ricordate quanta gloria tra
Freternia, Axenstar, The Storyteller, Wyvern, Nostradameus...mamma mia, santa abbondanza) ci da' anche una piccola soddisfazione nazionalistica.
Parliamo proprio del buon Tony: al primissimo ascolto mi sono detto "
ammazza che voce strana, nasale a bestia...però non è male", come sempre accade in questi casi se il timbro ha qualche particolarità seppure sulle prime possa lasciare un po' spiazzati poi rimane, ti segna, ti contraddistingue, e così è stato: il secondo singolo, peraltro rilasciato in questi giorni, "
Delusions of Grandeur" è un vero inno stratovariusiano, perfetto in ogni sua parte, fino alla...epica grandeur di un coro che per noi amanti del power che fu, così a-la-
Insania (quelli svedesi di "
Sunrise in Riverland"), risulta davvero irresistibile.
Anche la successiva "
The Fall" si rifa' ampiamente agli Stratovarius, stavolta quelli di "
Dreamspace", a metà tra "
4th Reich" e "
Chasing Shadows", ed anche le tastiere sono sputate a quelle suonate da
Antti Ikonen nel 1994.
"
As you guys might know, we are big fans of Stratovarius", e non fanno niente per nasconderlo i Frozen Land: certo, in futuro un minimo di personalità in più non guasterà, ma senza allontanarsi troppo dall'albero: d'altronde nel power metal, specialmente in questa operazione nostalgica, non andiamo certo a cercare sperimentazioni o novità di sorta, che poi come abbiamo visto cosa sono andate a creare...
Un paio di brani sottotono ma comunque non brutti (ad esempio la ballatona "
I Would" - ma quanto sia difficile scrivere una ballad lo sa solo chi c'ha provato - e "
The Rising", molto Edguy, ma troviamo anche sprazzi di
Gamma Ray era
Scheepers con "
Mask of the Youth" che richiama alla mente "
Lust for Life") non inficiano un risultato finale più che soddisfacente per un normale appassionato di questo genere musicale ed assolutamente straordinario per chiunque abbia vissuto quella meravigliosa ondata e ne senta tuttoggi una tremenda mancanza.
E, mentre in sottofondo ancora gira "
Orgy of Enlightenment", realizzo che i riff di chitarra che mi deliziano sono così tremendamente di scuola
Tolkki, quelli che ci hanno fatto sognare per anni, ed ancora una volta il mio pensiero vola ad una persona in difficoltà, che pur senza saperlo tante, tantissime volte ha aiutato me.