Dietro al progetto
Echtra si nasconde il polistrumentista da cui deriva il nome stesso della band, il cui intento stando alle stesse parole del suo creatore è quello di esplorare il black metal e di trovare il modo in cui esso possa facilitare uno stato mentale alterato che conduca alla coscienza. Non stupisce quindi che il quinto album del gruppo intitolato
"BardO" sia formato da soli due brani della dura di 23 minuti ciascuno, d'altronde la storia della musica è piena zeppa di brani lunghi e ripetitivi in grado di distaccare l'ascoltatore dalla realtà: ma la domanda che sorge spontanea è se Echtra sia davvero riuscito o meno nel suo intento di creare della musica estraniante, a prescindere dalla forma espressiva scelta. La risposta non è probabilmente quella che il polistrumentista americano vorrebbe leggere, ma al di là del fatto che qui di black metal ce n'è davvero pochino se escludiamo qualche riff vagamente glaciale o lo scream che raramente interrompe il flusso sonoro, i due pezzi di "BardO" suonano piuttosto piatti e noiosi, tenuti in piedi da arpeggi di chitarra acustica o leggermente distorta non particolarmente interessati e ripetuti allo sfinimento e dal vago sapore folkeggiante. Nonostante il tentativo di dare maggiore profondità alle composizioni per mezzo di qualche cambio di atmosfera, con tastiere e qualche parte di batteria (o meglio, drum machine) un po' più virulenta, i due brani di "BardO" scorrono via generando più noia che senso di estraniamento ed è più facile ritrovarsi mezzi appisolati piuttosto che maggiormente consci della propria posizione nel cosmo e nella vita.
Il tentativo quindi di esplorare la frangia più intimista ed introspettiva del black metal, per quanto encomiabile, non trova affermazione nè compimento nel nuovo lavoro di Echtra, che per il futuro dovrà aggiustare decisamente il tiro per incontrare il favore del pubblico.
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