Chapel of Disease - ...and As We Have Seen The Storm, We Have Embraced The Eye

Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:46 min.
Etichetta:Ván Records

Tracklist

  1. VOID OF WORDS
  2. OBLIVIOUS – OBNOXIOUS – DEFIANT
  3. SONG OF THE GODS
  4. NULL
  5. 1.000 DIFFERENT PATHS
  6. THE SOUND OF SHALLOW GREY

Line up

  • Christian Krieger: bass
  • David Dankert: drums
  • Cedric Teubl: guitars
  • Laurent Teubl: vocals, guitars

Voto medio utenti

Con un monicker tratto indiscutibilmente dai primissimi Morbid Angel, pensavo che i teutonici Chapel of Disease si cimentassero senza dubbio alcuno in un death metal vintage di stampo floridiano...niente di più errato!

Il quartetto di Colonia è forse inquadrabile sì in un movimento death metal ma senza dubbio di origine europea, pesantemente influenzato da atmosfere lisergiche e settantiane, miscelate con l'oscurità di band conteranee come i Dark Millennium, a cui si rifa' anche la voce non in growl ma in roco rantolo peraltro anche molto azzeccato, e qualche discutibile digressione folk/country, come nell'iniziale "Void of Words" in cui un assolto li trasforma da formazione death ad una sorta di Dire Straits...insomma, questo lascia presagire sia che i Chapel of Disease non si pongono limiti sia che l'eventuale ascoltatore deve smettere i propri paraocchi e lasciarsi conquistare dal loro sound.

Ci riusciranno? Come tutto il mondo musicale questo è molto soggettivo e nel caso di "...and As We Have Seen The Storm, We Have Embraced The Eye" ancora peggio, dato che è un continuo alternarsi di momenti e sensazioni quasi diametralmente opposti, costantemente miscelati e stemperati l'un l'altro, quando da licks di vena melodica ottantiana, quando da questa "vociaccia" dell'anche chitarrista Laurent Teubl.

Echi di Pan.Thy.Monium, sprazzi di blastbeat, momenti di Gorefest, a volte un po' Phlebotomized... in un vortice che senza dubbio al primo ascolto lascia spiazzati, anche schifati perchè no, ma poi tornandoci sopra si capisce che tutto questo ha un senso, sebbene non sia assai facile entrarvi e gustarselo.

Tuttavia l'enorme flavour vintage, 70 o 80 a seconda dei momenti, posseduto dai Chapel of Disease fa' sì che questo sia un disco che potrebbe far breccia nel cuore dei nostalgici e magari riuscire a toccare le corde giuste, anche grazie ad una produzione in linea con le uscite dei '90s, ovvero assai meravigliosamente raffazzonate, ben lontane da quelle perfettine tutte piatte tutte uguali di oggi.

Meglio strano ma in un certo senso affascinante che perfetto ma inquadrato: per un piacevole viaggio nel passato dategli una chance, non si sa mai che possiate rimanerne ammaliati.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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