Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:20 min.
Etichetta:Invictus Productions

Tracklist

  1. THE FINAL SCOURGE
  2. THE GATES OF NINIVEH (WOE TO YOU...CITY OF BLOOD)
  3. REALMS OF HATRED
  4. DEMON CONJURER
  5. INTRO (MISFORTUNE GLANCE)
  6. THULSA DOOM

Line up

  • F. Phantomlord: bass, guitars
  • B.G. Triumph: drums
  • V.K. Nail: guitars, vocals

Voto medio utenti

Accasati presso la Invictus Productions, i romani Thulsa Doom esordiscono oggi con il demo di debutto "Realms Of Hatred" che fin dalle battute iniziali si rivela un lavoro dalle intenzioni bellicose: il terzetto capitolino infatti condensa in 20 minuti una ferale miscela di thrash, black e death capace di riportare alla mente band come Sadistic Intent, Morbid Angel o persino i Sepultura più grezzi e facendo rivivere il calore e la passione dell'underground più puro e lontano da qualsiasi tentazione modernista e ben lungi dall'ammiccare al trend del momento. I quattro brani (più due intro) suonano grezzi, tirati e senza fronzoli e mettono in chiaro come la band punti sull'impatto sonoro e sull'immediatezza delle composizioni, anche se non mancano certo parti più cadenzate o addirittura dal mood funereo, su cui il singer V.K. Nail sfodera la sua ugola al vetriolo. Tra i tutti i brani che compongono la tracklist, a spiccare è certamente "Thulsa Doom", un brano che bene rappresenta tutte le anime del gruppo e che racchiude al suo interno tutti gli elementi del sound del gruppo, oltre che risultare come il pezzo più eterogeneo del lotto. I Thulsa Doom sono il simbolo dell'attaccamento più sanguigno e sincero a quelli che sono i pilastri ed i valori fondativi del metal estremo, e dai solchi di "Realms Of Hatred" si evince chiaramente la loro volontà di non suonare innovativi ma di riproporre in maniera vera ed appassionata il sound e l'attitudine di un certo tipo di musica. Per questo motivo la loro proposta musicale molto difficilmente potrà soddisfare un'ampia platea, ma certamente saprà sollazzare il palato di chi ama queste sonorità che trovano sempre meno spazio e voce nel metal odierno.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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