I
Pale Divine sono una band tosta. Il gruppo della Pannsylvania ha dalla loro un album d'esordio buonissimo e un ancora migliore seguito,
Eternity Revealed, davvero grandioso. Suoni sporchi, figli di stoner con spruzzate doom, accelerazioni ogni tanto, nessuna buona maniera. Si sono poi un pochino seduti fino a tornare oggi con qualche novità.
Stanchi forse di vivere tra stoner e doom, e a distanza di venti anni dalla loro formazione, gli americani prendono oggi una posizione piuttosto netta, facendo uscire un album auto-titolato e sterzando con decisione verso il sentiero che porta alla musica del destino. Una strada impervia, buia, lontana dal successo commerciale e che i nostri percorrono a testa alta calandosi perfettamente nel doom più classico.
Un disco che presenta otto brani che hanno una profonda radice blues e che sembrano uscire in modo del tutto naturale, scorrono pieni e densi di groove senza grossi cali di tensione. Giusto "
So Low" e "
Shades of Blue", le canzoni più lente del lotto, hanno un piccolo calo e fanno un pochino sopire la fiamma, ma davvero non c'è di che lamentarsi.
Complice la durata limitata ed un songwriting efficace, il disco si ascolta e riascolta con piacere. I Pale Divine sanno benissimo che non hanno re-inventato la ruota ma propongono una musica grassa, che dai Pentagram ci riporta ad oggi, facendoci passare tre quarti d'ora davvero piacevoli.
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