Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:46 min.
Etichetta:Time to Kill Records

Tracklist

  1. DAWN
  2. THE PRICE IN BLOOD
  3. RAIN OF EMBERS
  4. LADY OF THE SHADE
  5. A CROWN OF FIVE FINGERS
  6. THE BLACKENING TIDE
  7. CORRUPTED SHORES
  8. HELL'S DEPTHS

Line up

  • Martin W. Jensen: guitars (lead), vocals
  • Morten Bryld: vocals
  • Carlos G.R.: guitars
  • Dennis Stockmarr: drums
  • James Atkin: bass

Voto medio utenti

Particolari e variegati questi Heidra, una band danese che propone un mix tra black metal, folk-viking, una spruzzata di power-heavy metal con alternanza tra voci pulite, growl e scream vari, insomma un bel guazzabuglio (peraltro anche condito da inserimenti pianistici di scuola classica) che però ha un grande, enorme pregio: quello di vantare sempre un gran gusto per la melodia.

Giunti al loro secondo album sul'italiana Time to Kill Records dopo il debutto "Awaiting Dawn" sulla conterranea Mighty Music, "The Blackening Tide" è un coacervo di sonorità epico/malinconiche, a volte decisamente struggenti, anche grazie agli stupendi assoli di Martin W. Jensen, ed altre volte più battagliere e "fomentanti" e questa continua alternanza di momentos tra un brano e l'altro ma a volte anche all'interno dello stesso pezzo fa' sì che il disco scorra con grande piacere, anche perchè la band è maestra nel rendere tutto molto amalgamato e fluido, senza quell'effetto di appiccicato l'un l'altro che spesso rovina le composizioni immaturamente eterogenee.

A dirla tutta gli Heidra compiono una mossa "suicida" piazzando in apertura "Dawn" uno dei brani non brutti ma più ordinari del lotto, anche a causa di una voce pulita non proprio aggraziatissima ma che poi conquista man mano che il disco prosegue, tuttavia già mostrando i fraseggi tra i due chitarristi, fraseggi che esplodono immediatamente nella successiva e convincente "The Price in Blood", aggressiva e battagliera, a metà - come tutto il mood del disco - tra Turisas, Finntroll e Mithotyn con qualche intermezzo più black nella seconda parte del disco che mi ha ricordato tanto il melodic black degli anni '90 stile "Vittra" dei Naglfar, seconda parte che peraltro è assai migliore della pur discreta fase iniziale: l'apertura di "Lady of the Shade" è una di quelle che vi farà uscire fuori nudo nella neve a sfidare la luna ed ancora una volta gli assoli vanno a cesellare un'ottima prestazione, ed ancora la coinvolgente e drammatica title-track, fino alla doppietta conclusiva "Corrupted Shores", uno dei pezzi migliori dell'album insieme all'epica gloria di "Hell's Depths": non siamo a conoscenza se Morten Bryld si occupi di tutte le vocals di "The Blackening Tide" ma se così fosse è senzameno da elogiare la sua duttilità tra ottimo scream, buon growl e sufficiente e carismatica clean vocal.

Da segnalare la produzione che è ottima poichè distante dai canoni fin troppo abusati del genere, dando risalto alla personalità degli Heidra che sono riusciti a confezionare un lavoro che farà la felicità di tutti gli amanti delle sonorità scandinave in ogni loro declinazione: passione e convinzione, semplicità e gusto, con queste preziose armi i cinque cavalieri di Copenhagen hanno saputo toccare i cuori di chi sa ancora ascoltare.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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