Particolari e variegati questi
Heidra, una band danese che propone un mix tra black metal, folk-viking, una spruzzata di power-heavy metal con alternanza tra voci pulite, growl e scream vari, insomma un bel guazzabuglio (peraltro anche condito da inserimenti pianistici di scuola classica) che però ha un grande, enorme pregio: quello di vantare sempre un gran gusto per la melodia.
Giunti al loro secondo album sul'italiana
Time to Kill Records dopo il debutto "
Awaiting Dawn" sulla conterranea Mighty Music, "
The Blackening Tide" è un coacervo di sonorità epico/malinconiche, a volte decisamente struggenti, anche grazie agli stupendi assoli di
Martin W. Jensen, ed altre volte più battagliere e "fomentanti" e questa continua alternanza di momentos tra un brano e l'altro ma a volte anche all'interno dello stesso pezzo fa' sì che il disco scorra con grande piacere, anche perchè la band è maestra nel rendere tutto molto amalgamato e fluido, senza quell'effetto di appiccicato l'un l'altro che spesso rovina le composizioni immaturamente eterogenee.
A dirla tutta gli Heidra compiono una mossa "suicida" piazzando in apertura "
Dawn" uno dei brani non brutti ma più ordinari del lotto, anche a causa di una voce pulita non proprio aggraziatissima ma che poi conquista man mano che il disco prosegue, tuttavia già mostrando i fraseggi tra i due chitarristi, fraseggi che esplodono immediatamente nella successiva e convincente "
The Price in Blood", aggressiva e battagliera, a metà - come tutto il mood del disco - tra
Turisas, Finntroll e Mithotyn con qualche intermezzo più black nella seconda parte del disco che mi ha ricordato tanto il melodic black degli anni '90 stile "
Vittra" dei
Naglfar, seconda parte che peraltro è assai migliore della pur discreta fase iniziale: l'apertura di "
Lady of the Shade" è una di quelle che vi farà uscire fuori nudo nella neve a sfidare la luna ed ancora una volta gli assoli vanno a cesellare un'ottima prestazione, ed ancora la coinvolgente e drammatica title-track, fino alla doppietta conclusiva "
Corrupted Shores", uno dei pezzi migliori dell'album insieme all'epica gloria di "
Hell's Depths": non siamo a conoscenza se
Morten Bryld si occupi di tutte le vocals di "The Blackening Tide" ma se così fosse è senzameno da elogiare la sua duttilità tra ottimo scream, buon growl e sufficiente e carismatica clean vocal.
Da segnalare la produzione che è ottima poichè distante dai canoni fin troppo abusati del genere, dando risalto alla personalità degli Heidra che sono riusciti a confezionare un lavoro che farà la felicità di tutti gli amanti delle sonorità scandinave in ogni loro declinazione: passione e convinzione, semplicità e gusto, con queste preziose armi i cinque cavalieri di Copenhagen hanno saputo toccare i cuori di chi sa ancora ascoltare.
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