Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:55 min.
Etichetta:Dragonheart
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DEATH OF FERDIA
  2. GERGOVIA
  3. DAYS OF HIGH ADVENTURE
  4. STEEL OF MY AXE
  5. CLAIDHEAMH SOLAIS (SWORD OF LIGHT)
  6. THUNDERCULT
  7. LUNI
  8. ONCE GLORIOUS
  9. THE GREAT HORN

Line up

  • Deathmaster: vocals
  • The Forger: guitars
  • Sacred Heart: guitars
  • Geilt: bass
  • Wrathlord: drums

Voto medio utenti

Ed eccoci nuovamente immersi nella Storia.
Quella che ci narra dello scontro tra Giulio Cesare e Vercingetorige, affrontato dai DoomSword sul loro quarto lavoro (anche se in realtà non si tratta di un Concept Album), ma anche quella che guarda al Metal Italiano ed alla quale i DoomSword si affidano come uno dei suoi rappresentanti più autorevoli.
Sono passati quasi quattro anni dal precedente "Let Battle Commence", ma il loro Epic Metal non mostra alcun cedimento. Anzi. "Death of Ferdia" è la canzone ideale per introdurci alle atmosfere di "My Name Will Live On", il suo passo è marziale, epico, eroico, dalle sfumature doom ed arricchito da arpeggi che rendono il tutto più magico. Gli stessi che ci conducono sino alle porte di "Gergovia", città natale di Vercingetorige e teatro della sconfitta di Cesare nel 52 ac (l'epilogo della battaglia è raffigurato nella copertina). Un brano che sottolinea gli evidenti miglioramenti del cantante Deathmaster, ancor più espressivo e teatrale, ma anche quel taglio maggiormente Heavy che i DoomSword hanno dato alle proprie composizioni. In questo hanno sicuramente influito una maggiore attenzione al guitarwork ed agli assoli (come ad esempio è evidente su "Days of High Adventure" o "Claidheamh Solais"), ed una più elevata velocità esecutiva (esemplare sulla manowariana "Steel of My Axe"). Il passo è invece decisamente più cupo ed oppressivo con le seguenti "Thundercult" e "Luni" o la conclusiva "The Great Horn", tutte caratterizzate dai chorus e riffs doomeggianti ed epici che i nostri sono da sempre in grado di calare con grande efficacia nel proprio songwriting, mentre "Once Glorious" mette in bell'evidenza sia degli arpeggi acustici e dei momenti malinconici, sia passaggi più accesi, soluzioni che si susseguono ad arte nei suoi otto minuti abbondanti (è la canzone più lunga ed articolata dell'album) di durata.
Certo, i DoomSword hanno già dimostrato di essere in possesso di un sound personale ed inconfondibile, tuttavia, sebbene mi spiaccia dover ricorrere a confronti con altre formazioni, per rendere l'idea di quello che sono in grado di offrire provate ad immaginare la miglior combinazione possibile di Manowar, Manilla Road, Candlemass e Bathory.
Fatto? Ok, ai DoomSword riesce ancora meglio.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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