Sono convinto che al giorno d'oggi la continuità sia fondamentale per riuscire a ritagliarsi uno spazio in un mondo musicale - e non solo - ricco di alternative. Sono già passati cinque anni da
"Infinita Symphonia", album fortunato e accolto favorevolmente da pubblico e critica al momento dell'uscita. Troppi? Secondo me sì.
La formula non è molto diversa, tant'e è che siamo al cospetto di un piacevole power/progressive metal melodico ricco di ospiti del calibro di
Ralf Scheepers (
"Never Forget") e
Blaze Bayley (
"A Silent Hero"), prodotto bene - il master è di
Simone Mularoni - e suonato anche meglio. Ma nonostante tutto questo,
"Liberation" non mi ha conquistato.
L'album è caratterizzato da un'atmosfera cupa e da rimandi sia al progressive elegante di scuola europea (
"The Time Has Come") sia al progressive "cafone" americano (il rifframa della titletrack), anche se a farla da padrone sono i brani lineari e diretti, talvolta puramente heavy/power (la già citata
"Never Forget"), altre volte ammiccanti e ruffiani (penso a
"Coma" o a
"Be Wise Or Be Fool", con
Alessandro Conti). Mancano delle vere e proprie ballad -
"A Silent Hero" e
"A New One" ci vanno vicine, ma in realtà sono tracce al vetriolo - e mi hanno stupito alcune concessioni all'alternative più ruvido (
"How Do You Feel?" o l'attacco grunge dell'ottima e strumentale
"Q & A").
Le ultime due tracce valgono da sole l'acquisto dell'album, ma non nascondo che dai romani mi sarei aspettato qualcosa di più: la lunga attesa non è stata ripagata.
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