Anche se fuori tempo massimo, non posso non dedicare un po' di spazio a
"False Memory Archive", ottimo ritorno dei norvegesi
Oak datato Ottobre 2018.
Quello del trio è un pop progressivo estremamente raffinato che ricorda
Anathema,
Marillion,
Porcupine Tree,
Riverside e
Opeth del periodo
"Damnation" (penso a
"We The Drowned" o alla successiva
"Claire De Lune" e ai suoi fiumi di Mellotron) che però brilla di luce propria grazie ad un approccio moderno e distintivo.
Talvolta emerge il gusto pop - come nel caso della titletrack o di
"Transparent Eyes", di memoria blackfieldiana - ma gli
Oak non disdegnano anche soluzioni più dark di scuola
Major Parkinson (
"The Lights") o vicine all'ultimo
David Bowie (in questo senso il sax di
Steinar Refsdal in
"Lost Causes" vale più di mille parole).
La musica classica (
"Intermezzo" tributa
Claude Debussy) e l'elettronica dosata e mai invadente (
"Psalm 51") impreziosiscono un full-length che sarebbe davvero un peccato non includere tra i propri ascolti.
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