Avevo conosciuto i tedeschi
Nailed to Obscurity nel corso del 2017 presentandovi il loro terzo lavoro "
King Delusion", un disco che mi aveva piacevolmente stupito e spinto ad approfondire la conoscenza di questo combo ancora giovane ma dotato di talento non comune.
Ragion per cui non mi sono fatto sfuggire la possibilità di ascoltare e recensire il nuovo "
Black Frost", il primo edito dal colosso
Nuclear Blast Records (ci vedono lungo, niente da dire...).
Sinceramente pensavo che
Lamberti,
Dieken e soci avrebbero seguito il solco tracciato dal penultimo album riproponendo quell'accoppiamento ottimamente riuscito tra ferocia e melodia, invece l'alchimia è totalmente diversa.
L'album presenta un approccio decisamente diverso, pur restando nell'ambito doom/death melodico, e privilegia riffs pesanti e dissonanti, meno partiture con la chitarra classica bilanciate dalla presenza di suoni profondamente atmosferici creati dalle due asce.
Brani come "
Tears of the Eyeless", "
Cypher" o "
Resonance" mi hanno ricordato alcuni tempi dilatati e meravigliosamente melodici degli Anathema di "Judgement" ed "Eternity" mentre le liriche vertono ancora su temi cari al vocalist
Raimund Ennenga (è lui l'autore dei testi) quali il dolore, la lotta interiore e la ricerca dell'autocontrollo.
Il "
Black Frost" che dà il nome al disco è infatti un concetto mutuato dal gergo marinaresco: il ghiaccio nero è il fenomeno per il quale nebbia o pioggia si congelano sugli ormeggi o sugli alberi delle navi causandone perdita di equilibrio e di conseguenza rendone più facile il ribaltamento. E' quindi facile comprendere come - analogamente- i
Nailed to Obscurity riprendano questo concetto per applicarlo agli uomini che lottano proprio per evitare che paura, rabbia ed emozioni negative distruggano le proprie vite.
L'intero disco suona come un ammonimento a non lasciare che questo "gelo nero" sovraccarichi le nostre menti.
Ogni traccia porta il peso delle anime dei musicisti, una summa delle loro esperienze, e questo si sente chiaramente emergere da ognuno degli oltre 46 minuti del disco che con harsh vocals, con un growling sussurrato ed evocativo o con lunghe parti in clean tratteggia le lotte per sopravvivere alle proprie paure. Un'altra certezza sui cui poter contare durante l'ascolto è la perfetta sintonia che le due chitarre di
Lamberti/
Dieken riescono a creare, finendo per essere il vero controcanto presente in tutto il disco.
Il flusso musicale scorre così intenso e coinvolgente che è difficile dire quando termina una canzone ed inizia la successiva rendendo facile perdersi nell'oceano sonoro creato dalla band.
I Nailed to Obscurity sono stati coraggiosi nel cambiare rotta, nell'osare, nell'uscire dalla propria zona di sicurezza creando un disco eccellente seppur così diverso dal precedente restando però riconoscibile: spero che in molti apprezzino "
Black Frost" come l'ho apprezzato io.
Lo merita davvero.
Nailed to Obscurity - "
Tears of the Eyeless"
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