Quando si parla di doom/death il nome dei
Majestic Downfall non è certo il primo che ci viene in mente e chissà in quanti li terranno in considerazione anche dopo questa recensione ma tant’è ... il gruppo originario di Dallas (poi trasferitosi in Messico) non è certo un innovatore o un iniziatore del genere, piuttosto il duo di Queretaro, è più che altro un ottimo esecutore di idee altrui riadattate con la propria sensibilità artistica … Prendete l’inizio di
“Veins” sembra veramente un incrocio tra i
My Dying Bride di
“As The Flower Withers” e i primi
Paradise Lost, ma nel proseguo del pezzo la band messicana riesce comunque ad attirarci in un vortice di pesantezza sonora dai devastanti effetti stordenti con una buona linea melodica e una giusta pesantezza. Detto così sembrerebbe quasi che stiamo parlando di una cover band, ovviamente non è questo il caso perché i
Majesty Downfall hanno anche delle idee proprie, come nella title track
“Water Of Fate” dove inseriscono un ottimo stacco stoner oriented che ben si amalgama con il resto della canzone ma che purtroppo non viene sfruttato a dovere nello sviluppo del pezzo. Il resto dell’album altro non è che una conferma delle impressioni che si possono trarre dai primi due pezzi, ovvero, se e quando i
Majesty Downfall si lasciano guidare da quanto fatto da altri risultano credibili, quadrati e ascoltabili, ma appena devono mettere del loro in maniera più massiccia si limitano solo a delle sporadiche intuizioni, che seppur buone, sottolineano una evidente mancanza di personalità da parte della band di
Jacobo Córdova (che si occupa di tutto tranne che delle parti di batteria) …
“Waters Of Fate” è un album che si lascia ascoltare facilmente, scorre via liscio come l’olio ma non lascia proprio niente alla fine del suo ascolto, anzi si arriva alla inutile bonus track finale (che altro non è che
“Waters Of Fate” in versione “ambient”) che sono passati 50 minuti quasi senza accorgersene . Purtroppo ho sempre ritenuto l’indifferenza uno dei peggiori sentimenti/atteggiamenti che si può avere nei confronti di qualcuno o qualcosa, e quando le ultime, stancanti, note dell’album arrivano a compimento non è neanche un senso di liberazione che prende il sopravvento ma solo e soltanto la tangibile constatazione che l’album è finito e che difficilmente risuonerà di nuovo nelle nostre orecchie … Album onesto e sincero, se può bastare accomodatevi …
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