Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:62 min.
Etichetta:Limb Music
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. WARLORDS OF STEEL
  2. THE CHAMPION
  3. A HERO'S QUEST
  4. LORD OF THUNDER
  5. IMMORTAL REALMS
  6. DELUSIONS
  7. ETERNAL LOVE
  8. SUNRISE
  9. THE CYCLE
  10. TWILIGHT ON HUMANITY

Line up

  • George Tsalikis: vocals
  • Anthony Maglio: guitars
  • T.W. Durfy: guitars
  • Bob Delmini: drums

Voto medio utenti

Terzo full-lenght per gli statunitensi Zandelle, che si apprestano a sbarcare sul mercato internazionale dopo due release indipendenti. Un'uscita sotto LMP, una copertina del genere e titoli quali "A Hero's Quest" o "Lord of Thunder" dovrebbero già essere elementi sufficienti per capire su quali coordinate si muoverà l'intero lavoro. Ed in effetti l'apparenza non inganna: ciò che ci propongono gli Zandelle è quel metal melodico etichettato erroneamente dai più come "power metal" (genere che appartiene invece di diritto agli storici Accept), anche se per certi versi la band americana si discosta da molti colleghi europei rimandando (volontariamente o meno resta un mistero) ad epic act quali gli Warlord più melodici di "And the Cannons of Destruction Have Begun...". E' soprattutto il buon e variegato lavoro di Bob Delmini dietro le pelli a dare alle composizioni quel tocco retrò, grazie ad uno stile che per certi versi rimanda al Mark Zonder dei tempi che furono, eccezion fatta per le sfuriate pacchiane di doppia cassa in songs triviali quali "Warlords of Steel" e "Lord of Thunder". E' in questi momenti oltremodo moderni e dozzinali che i Zandelle danno il peggio di loro, finendo per essere un intruglio ingenuo e acerbo di Hammerfall e Domine (dai quali, sia chiaro, restano ben lontani come livello e spessore compositivo). Fortunatamente non tutto l'album resta sulle stesse coordinate ed ecco quindi brani degni di merito quali "Immortal Realms", lodevole mid-tempo ben interpretato dal singer George Tsalikis, con la sua timbrica a cavallo tra Joacim Cans e il secondo Damien King dei già citati Warlord. Niente male anche "The Champion", che purtroppo però viene rovinata da un lavoro troppo grossolano e sempliciotto delle chitarre, essenziali sino all'osso come un po' in tutto l'album e prive di un benché minimo spunto geniale, sia in fase ritmica che in fase solistica. A livello lirico gli Zandelle riescono a riproporre tutti i cliché più ricorrenti del trend melodico/bombastico degli ultimi anni, dai muscolosi eroi a cavallo ai maghi e alle fanciulle innamorate. Come spesso capita i volti migliori di una band stanno agli antipodi: da un lato le rozze parentesi quasi tedesche con la voce di Tsalikis al limite dell'ultrasuono come insegnato per vent'anni dal buon vecchio Kai Hansen, dall'altro lato i momenti più suggestivi, epici e cadenzati. In mezzo c'è solo tanta, troppa mediocrità, che non aggiunge nulla di nuovo e che soprattutto non porterà la band da nessuna parte. Insomma, che dire? Sommersi da questa parte di neoclassicismi, spade e dragoni, da quell'altra di robaccia "alternativa" che poi alternativo a cosa non lo sapremo mai, i buon vecchi e zozzi metallari potranno sopravvivere ancora a lungo? Sigh...
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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