Il sesto album in studio dei canadesi
Seer si presenta benissimo già a partire dalla splendida cover, ma bastano pochi ascolti per capire che "Volume 6" non è solo estetica ma anche sostanza, e pure molta: il quintetto di Vancouver infatti ci propone una sorta di doom dai tratti quasi progressive che in qualche frangente riporta alla mente gente come i
Pallbearer o i primissimi
Baroness, grazie a canzoni piuttosto lunghe e complesse. La band si rivela abilissima nell'estraniare l'ascoltatore per mezzo della propria arte, fatta di partiture di chitarra avvolgenti e dall'andamento quasi psichedelico che si caratterizza per partiture più rocciose alternate a momenti più delicati e trasognanti, in cui la voce soave e pulita di Bronson Lee Norton riesce a dare il massimo in termini di espressività. Si passa quindi dalla elegante ruvidità di pezzi come "Seven Stars, Seven Stones" alla delicatezza di "Frost Tulpa", o alla carica di "As the Light Fades", con grandissima naturalezza e senza che i Seer diano l'impressione di non avere controllo del loro flusso creativo.
Nonostante "Volume 6" sia un disco complesso e meriti di essere assaporato con cura, bastano davvero pochi ascolti per rendersi conto della sua bellezza, prerogativa questa riservata solamente a poche band e sempre meno album. Un lavoro davvero ispirato e caleidoscopico, ricco di spunti e capace di emergere con fermezza ed autorità nell'oceano sempre più affollato delle uscite discografiche odierne.
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