A tre anni dalla pubblicazione di "Fanatic", tornano i Jadis di Gary Chandler con il nuovo album "Photoplay".
Per chi non li conoscesse, è bene precisare che la proposta sonora della band inglese, che può annoverare fra le sue fila membri di IQ e John Wetton Band, è una sorta di prog rock sulla falsariga di IQ (per l'appunto!), Pallas, Pendragon, Marillion ecc., con una spruzzatina di A.O.R.(Asia et similia) ed una particolare attenzione per le melodie. In particolare, quest'ultimo album si caratterizza per uno stile sobrio e raffinato, marcatamente rock e lontano, quindi, dai tempi dilatati e dalle "arzigogolature" di certo prog-rock, predilegendo la tipica struttura della forma-canzone, grazie ad uno sviluppo dei brani tanto lineare, quanto godibile, quantunque il trademark più marcatamente neo-progressive non sia affatto scomparso.
"Photoplay" non è certo un lavoro rivoluzionario, ma ha il pregio di mantenere uno standard qualitativo piuttosto alto lungo lo scorrere di tutti gli undici brani che lo vanno a comporre, grazie anche anche ad una produzione cristallina ed a pregevoli soluzioni melodiche, mai scontate o banali, ma, anzi, di notevole gusto.
Autentici protagonisti del disco in questione sono la voce ed il guitar-work del "deus ex machina" Gary Chandler, e "There's a Light", canzone d'apertura, è certamente paradigmatica a tal riguardo: linee vocali molto accattivanti, che ricordano un po' le vocals Neal Morse, e, soprattutto, uno stupendo tema di chitarra che fa da incipit alla traccia e ne costituisce in seguito l'asse portante; non va però sottaciuto l'eccellente lavoro in sede ritmica del bassista John Jowitt (IQ) e del drummer Steve Christer (John Wetton Band). Sulla falsariga dell'opener si muove "What goes Around", mentre "Asleep In My Hands" si sviluppa in modo un po' più complesso, fondendo sonorità progressive ed hard rock, in un coinvolgente crescendo che si sublima nel meraviglioso inserto tastieristico dell'altro componente degli IQ, Martin Oxford, senza dubbio uno dei migliori brani del lotto. Proseguendo nell'ascolto, "Standing Still" si pone a metà strada tra pop e psichedelia, ad incantare è ancora la voce, carica di pathos, di Chandler; "I Hear Your Voice" si caratterizza, invece, per le trascinanti e dinamiche linee di basso sulle quali è "costruito" l'intero brano.
Ritengo sia pleonastico fare un track-by-track, dal momento che, come detto ad inizio recensione, le coordinate stilistiche del disco sono piuttosto omogenee, ferma restando l'elevata qualità di ogni singolo brano. Resta da ricordare l'ultima traccia, title-track tra l'altro, interamente strumentale, che, grazie alle sognanti ed eteree atmosfere create dallo struggente suono della chitarra di Gary Chandler, chiude nel migliori dei modi questo disco.
"Photoplay" è un album di un'eleganza sopraffina, va ascoltato e riascoltato, dimostrazione lampante che non si deve per forza di cosa essere innovativi per poter sfornare un prodotto di qualità.
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