Chi spera ancora in un album Melodic Fukking Death Metal degli
In Flames, come i primi gloriosi lavori, da
Lunar Strain a
Clayman in pratica ha malriposto le sue speranze da un bel po’ di anni, fin troppi.
La band di Gothenburg propone oggi un Metalcore di bassa lega e banalotto che è, sfortunatamente, tra le prime cose in cui si imbatte un giovane ragazzo che vuole avvicinarsi per la prima volta al nostro amato Heavy Metal. Infatti le melodie, le linee vocali e in particolare i ritornelli sono paragonabili a quelli di band che portano il nome di
Black Veil Brides o
Bullet For My Valentine.
Stiamo parlando di una band che è sotto le ali della mastodontica Nuclear Blast da parecchio tempo, quasi 25 anni (hanno pubblicato solo il debutto e tre album per un’altra etichetta, Wrong Again Records, Koch Records, Century Media e Epic), e di conseguenza deve vendere tanto = andare dietro le mode = appiattimento totale di suoni e songwriting. La matematica non sbaglia mai. Le chitarre (elettriche) hanno non solo lo stesso suono durante tutto l’album, su quello ci posso passare sopra, ma hanno lo stesso suono di mille altre band di cui ho avuto la sfortuna di ascoltare alcuni brani.
La voce di
Anders Fridén, con un fortissimo sforzo di fantasia, alterna un penoso (e per fortuna raro)“Growl” con una voce pulita che, soprattutto nei singoli pubblicati (
Burn, I Am Above e la title-track), raggiunge dei livelli di ridicolo allucinanti.
Però attenzione, non è tutto da buttare secondo me, e il lavoro dietro le pelli di
Tanner Wayne è ottimo, senza fronzoli inutili ne' sedicesimi di charlie senza senso che ora vanno tanto di moda: preciso, pulito e funzionale al brano, però non può salvare da solo un intero album. Sempre con questo proposito del “salviamo il salvabile” mi pronuncio anche sul fatto che non tutti i brani, nonostante siano metalcore commerciale all’ennesima potenza, sono scritti apposta per delle dodicenni con problemi con il fidanzatino. Tant’è che, eliminando la terribile intro e outro con il coro dei bambini rivoluzionari (che avrà tanto piglio sul pubblico durante i live), “(
This Is Our) House” è una canzone che presa da sola senza tutto il disco è davvero pietosa, ma risulta una luce in fondo al tunnel se ascoltata insieme a tutto il resto dell’album.
Gli stessi
In Flames millantano che questo sia il loro miglior album di tutta la carriera...mi dispiace davvero…
Ora vado a purificarmi i padiglioni auricolari con
Subterranean o
Colony.Consiglierei a qualcuno l’ascolto di questo abominio? Proprio no. Nemmeno sotto tortura.
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