Per la seconda volta in pochi mesi, m'imbatto in un disco prodotto da Jacob Bredahl, voce dei sempre vivaci e convincenti Hatesphere, una band che, insieme a Soilwork e Darkane, costituisce il triumvirato del nuovo thrash nordeuropeo. Al primo giro avevo recensito il convincente debutto dei Machinemade God, giovane band teutonica dedita ad un thrashcore tostissimo, mentre ora è il turno dei loro connazionali Koroded, un interessante quintetto che offre un sound ricco di particolari ed influenze. Difatti i nostri toccano vari generi del metal estremo, senza impantanarsi in qualcosa di ben definito ( leggasi stantio... ), risultando contemporaneamente freschi e credibilissimi. La band tedesca poggia la sua proposta su riffs e ritmiche thrasharole dallo stampo tipicamente scandinavo, imbastardendo tutto ciò con vocalizzi metalcore ( quindi ruffiani quanto bastano ) e chiari rimandi ai Machine Head, sia per alcune linee vocali sia per alcune porzioni chitarristiche. Il pregio di questi Koroded, come già detto, è quello di non rimanere ancorati ad un genere per tutta la durata del disco, riuscendo sempre a non perdere la bussola, particolare da non sottovalutare quando si tenta di mettere svariata carne al fuoco. Un aiuto sostanzioso è dato da Bredahl, il quale non schiaccia il suono del combo germanico, snaturando e depauperando la loro proposta con una produzione piatta a mò di stampino; Jacob riesce a dare a tutti quei particolari citati fino ad ora, una perfetta collocazione, un preciso risalto, contribuendo, insieme ad un songwriting di prim'ordine, alla buona riuscita di un disco non epocale, sia ben chiaro, ma certamente da annoverare tra le uscite migliori di questo inizio 2006.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?