Se non vi piace il metalcore, se schifate bands come Atreyu, Zao, Still Remains, oppure se non considerate un capolavoro della musica tutta quel discone chiamato " Ascendancy " ( serve ricordarvi il nome del gruppo? ), lasciate perdere questa recensione, dimenticate questi Haste The Day e non cagate manco di striscio questo loro secondo lavoro. Band proveniente da Indianapolis, tematiche ed ideologie cristiane, questo quintetto è un brillante esempio di come la scena metalcore sia sempre vivissima e goda di un'ottima salute. A soli quindici mesi dal precedente disco, la giovane band americana riesce nel difficile compito di non sedersi sugli allori e modifica leggermente la propria proposta musicale. Brani molto più curati, quasi maniacalmente, un'irruenza sempre ben controllata ed un miglioramento nel cantato che rappresenta sicuramente il loro punto di forza. Il talentuoso lead vocalist Jimmy Ryan marchia a fuoco tutte le tracce con il suo growling ferale, mai usato a sproposito, e medica le profonde ferite inferte con dolcissime a ultracatchy clean vocals. Una struttura dei brani molto simile ai Trivium, e qui la bava è d'obbligo, ma che non si limita ad una semplice e banale imitazione. Oltre ad una freschezza di fondo, il disco gode di una durata abbastanza ridotta, solo 36 minuti per 12 canzoni, particolare che potrà garantire a Ryan e soci di far breccia anche a certa audience poco propensa all'ascolto di album mammuth. Mi preme rimarcare la bellezza di alcune canzoni, " Walk On ", con un riff di partenza grippatissimo, vocals al vetriolo che esplodono in un refrain da pelle d'oca. " Bleed Alone " invece ci fà respirare l'aria gelida della Scandinavia, visto che in 2 minuti scarsi ci viene vomitata addosso un tale carico di rabbia che sembra di essere al cospetto dei Darkane più ispirati. " InstruMETAL " rappresenta la parte più equilibrata e pacata degli Haste The Day, visto che il brano è composto da vocals sussurrate e chitarre acustiche molto discrete. Il sipario si abbassa con la cover di " Long Way Down ", brano dei pop rockers Goo Goo Dolls, un gustoso divertissement per chiudere in bellezza un buon dischetto di sano ed ispirato metalcore.
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