I “
The Nightmare Stage” si formano nel 2008 a New York, a seguito dello scioglimento degli “
Immortally Committed” di cui facevano parte chitarrista, tastierista e batterista, all'anagrafe rispettivamente
Craig Besemer, Marc Muchnik e
Mike Festa, quest'ultimo poi sostituito da
Rob Garcia, a cui si aggiunge il vocalist
Scott Oliva, e nel 2010 danno alle stampe il loro debutto discografico intitolato “
Free Admission For The Damned”, a cui segue, in questo 2019 “
When The Curtain Closes”.
Il nuovo album della band non si discosta molto per caratteristiche, dall’esordio di nove anni or sono, e la proposta musicale che il combo newyorkese sciorina al suo pubblico consiste in una sorta di equilibrio tra un solido “power metal made in USA”, intriso quindi di influenze heavy-trash e delle linee melodiche più raffinate, di matrice chiaramente progressive, grazie alle onnipresenti tastiere ed alla struttura delle singole tracce in continua evoluzione.
A dire il vero, il risultato di tale compromesso, solamente a tratti porta agli esiti sperati, difatti nei brani più aggressivi come la opener “
A Demented Impresario”, “
Future I See” o “
From Below” la sensazione che ne scaturisce è quella di una generale confusione, come se la band avesse tante, prbabilmente troppe idee da realizzare, e poca chiarezza sulle priorità da seguire.
In altri pezzi invece, laddove emerge maggiormente il lato progressive, grazie alle tastiere che danno luogo a curiose e mistiche melodie dal sapore arabeggiante, senza però eccedere mai, in quanto i rocciosi riffs di chitarra e le ritmiche serrate riportano sempre le songs nella giusta direzione, il disco sembra convincere maggiormente, si pensi a tracce come “
Returns Again”, “
Dark Skies” (dove sembra di ascoltare gli “
Zandelle” di “
Twilight On Humanity”), “
Finding Home” o la conclusiva “
Curtain Falls”, mentre “
This Is The End”, ovvero la ballad del disco, non convince a causa del suo andamento eccessivamente regolare, quasi ipnotico.
Ad accrescere il valore di un album pieno di luci e ombre, è indubbiamente “
The Infamous”, una semi-ballad intrisa di grazia e malinconia al tempo stesso, dai chiarissimi richiami melodici ai “
Queensryche”, anche nel cantato, peccato che
Scott Oliva non abbia le doti vocali ed espressive né di
Geoff Tate, né tantomeno di
Todd La Torre, tuttavia il pezzo è piacevole ed il refrain è indubbiamente ben riuscito, stampandosi nelle orecchie dell'ascoltatore.
Insomma, tornando al discorso iniziale, non è cosi semplice trovare la chiave giusta per realizzare il perfetto bilanciamento tra due realtà cosi contrastanti tra loro come il grezzo, violento “US power metal” e il più raffinato progressive, in passato altre band ci hanno provato, si pensi ai già citati “
Zandelle” ed i risultati sono spesso stati altalenanti, e anche i “
The Nightmare Stage” in questo album mostrano tutti i loro limiti in tal senso, pur lasciando intravedere a tratti qualcosa di interessante.
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