Dopo due EP (ed uno split) arriva finalmente la prima prova sulla lunga distanza per i finlandesi
CHEVALIER che nuovamente tramite la sempre mai troppo lodata
Gates of Hell Records danno alla luce questo "
Destiny Calls".
Voglio essere chiaro.
Gli Chevalier sono una band per pochi, per pochissimi.
Fanno heavy metal, heavy metal puro, per metallari puri.
Già questo, nel 2019, limita il loro pubblico a numeri minimali. Se poi ci mettiamo sopra il fatto che adottino un look, un modo di intendere il metal e specialmente l'usare una produzione che definire old-school è un eufemismo, beh allora quasi potrebbe definirsi un suicidio.
Ma noi e soprattutto loro se ne fregano.
Abituati alle produzioni piatte, plasticose, ipercompresse e tutte uguali che oggi dominano la scena ed alle quali il popolino si è abituato ed assuefatto, ascoltare le rasoiate volutamente lo-fi dei Chevalier è praticamente impossibile: chi scrive commenti della serie "
belle idee, bei brani ma con questi suoni è tutto rovinato / vorrei ascoltarli con un sound moderno" con tutto il bene non solo non ha capito nulla dei Chevalier ma non ha capito proprio nulla di HM ed oggi si bea di una musica edulcorata per le masse e nulla più.
"Destiny Calls" è un disco meraviglioso, un tuffo nell'epic heavy metal ottantiano, con le sempiterne influenze di
Mercyful Fate, Brocas Helm, Warlord, debitore della NWOBHM e dello speed metal di 30 anni fa, fatto di atmosfere malevole, di cavalcate maideniane, di entusiasmanti sfide a suon di assoli tra le chitarre di
Mikko e
Tommi, del basso roboante ed importantissimo come presenza di
Sebastian Bergman (anche negli ottimi death metallers
Decaying) e poi...e poi c'è lei... la bella ciaciona
Emma che devasta il microfono a suon di urla pazzesche, con un feeling sinistro, certamente anche un po' sguaiato che talvolta mi richiama alla mente il
Gerrit "Gatto" Mutz dei
Sacred Steel: una delle poche che fa crollare la mia convinzione "
mai le donne a cantare del metal", insieme a colonne portanti come
Doro e poche altre.
Come nei precedenti EP, anche "
Destiny Calls" presenta un songwriting sempre di ottimo livello con tre o quattro highlights di valore inestimabile: già si parte forte con l'iniziale "
The Immurement" ma il top arriva successivamente con la furiosa "
Road of Light", in cui ci viene presentata un bellissimo scambio di assoli, la conclusiva "
A Warrior's Lament" e specialmente quello che a mio avviso rappresenta il momento migliore del disco, ovvero quella "
Stormbringer" che mette i brividi addosso, specie nel finale quando la voce di Emma va a disegnare l'epicità in persona, la tempesta, la battaglia, il sangue, IL METALLO.
Uno dei dischi dell'anno, senza se e senza ma. Meravigliosi nella loro spontaneità, con i loro difetti ed un'energia senza pari.
Mi dispiace essere così tranchant, ma se non vi piacciono i CHEVALIER o meglio la musica ed il messaggio che portano avanti, in realtà non vi piace l'heavy metal: magari un qualcosa di simile, un surrogato, un derivato.
Ma l'heavy metal no.