Copertina 6

Info

Anno di uscita:2019
Durata:78 min.
Etichetta:Fastball Music / Normosis Records

Tracklist

  1. SYSTEM OF BELIEFS
  2. WARPIGS
  3. NAKED NOW
  4. WHAT MAKES YOU SO HARD
  5. CHEMICAL BREAKFAST
  6. DIVINE COMEDY
  7. BABYGLUED
  8. CLOWNED
  9. BELOVED PET
  10. PROMISED PARADIES
  11. IN THE NAME(S) OF GOD(S)
  12. FUCKTORY OF ILLUSIONS
  13. FROM WOMB 2 TOMB
  14. WELCOME 2 NEVERLAND

Line up

  • Ben Pluss: vocals
  • Chris Matthey: guitar
  • Jan Peyer : bass
  • Olivier Perdrizadt: guitar
  • Rosario Fullone: drums

Voto medio utenti

Nati negli anni novanta e poi “risorti” nel 2008, gli Almøst Human arrivano solo oggi a pubblicare il loro debutto sulla lunga distanza (dopo l’EpØ” del 2012) e la prima impressione che ricavo dall’ascolto del disco è che gli svizzeri appaiano effettivamente un po’ “in ritardo sui tempi”, inseguendo un tipo di sound attualmente non proprio al centro dell’attenzione.
Nell’epoca di massimo splendore del nu-metal, proposte come quella dei nostri nascevano con estrema facilità (per poi spesso svanire senza lasciare traccia con la stessa velocità …) e la decisione di riproporre oggi i suoni che hanno reso celebri “gente” del calibro di Disturbed, Spineshank e Mudvayne può essere vista come un atto di “coraggio” o, d’altra parte, considerata un esempio di puro “anacronismo”.
Al di là di ogni valutazione relativa alle scelte stilistiche, il vero problema è che “XS2XTC” è complessivamente un album gradevole e ben fatto, ma assolutamente assoggettato ai crismi tipici del genere, che non aggiunge nulla in fatto d’idee e ispirazione a quanto già espresso dai campioni del settore.
Le dinamiche dell’opera sono assolutamente prevedibili e nonostante l’ottima tecnica e le buone doti interpretative, la band elvetica non riesce a trasmettere particolari emozioni nell’astante, che, dopo una forma abbastanza superficiale di coinvolgimento (soprattutto se il tutto viene “sparato” a un volume sostenuto …), si ritroverà a inserire gli Almøst Human nell’affollato novero dei validi propugnatori del “già sentito”.
La mancanza di autentiche “scosse” e l’eccessiva durata non consentono così al Cd di emergere da una mediocrità che finisce per affossare anche l’intrigante adozione di atmosfere vagamente Killing Joke-iane e un uso abbastanza sagace dell’elettronica.
In tale contesto, “System of beliefs”, “Warpigs”, “Naked now”, “Divine comedy”, “Babyglued” e la torbida e lacerante “Fucktory of illusions” (davvero un bel pezzo …) rappresentano i momenti migliori di un programma soffocato da carenze creative piuttosto palesi, per un gruppo evidentemente ancora alla ricerca di un’identità “propria”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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