Leggo le note promozionali del nuovo disco dei
PORN e, ricordando al contempo la prova appena sufficiente del precedente “
The ogre inside”, mi appresto a sorbirmi l’ennesima pantomima
cyber-gothic-fetish-industrial, ispirata dagli istinti più oscuri e brutali dell’animo umano e condita da campionamenti delle voci di “gentiluomini” come
Richard Ramirez,
Ed Kemper,
Charles Manson e
Jeffrey Dahmer.
Alla prova dei fatti, “
The darkest of human desires Act II” (secondo atto di una trilogia iniziata con il succitato
Cd del 2017), conferma in ampia parte le impressioni iniziali, ma la “sorpresa”, se così vogliamo chiamarla, è che la miscela di Marilyn Manson, Orgy, Godhead, Type O Negative e N.I.N. inscenata dai francesi stavolta funziona
benino dal punto di vista emotivo, di sicuro meglio di quanto mi sarei aspettato a priori.
Il
songwriting, alimentato dal
concept, si scurisce ulteriormente e l’atmosfera assai decadente rende il programma discretamente “disturbante”, aumentando l’impatto e l’effetto di coinvolgimento nell’astante.
In questo modo, anche la ridondanza espressiva e il palese gioco delle citazioni (con una particolare ammirazione per l’angosciato nichilismo di
Peter Steele …) finiscono per essere stemperate in un clima plumbeo e suggestivo, in cui la declinazione in note delle aberrazioni dell’esistenza umana riesce ancora a “intrattenere” e turbare.
Una messinscena quantomeno “credibile”, dunque, a dispetto di un’identità artistica tutt’altro che marcata, per un albo che si rivela complessivamente un ascolto abbastanza gradevole ed efficace, con la pulsante “
Choose your last words”, il potenziale
hit “
Evil 6 evil”, la metallica “
Here for love” e poi ancora le magnetiche e cinematografiche “
Eternally in me” e “
The last of a million” a rappresentare le migliori prerogative attuali di un gruppo dotato di buone qualità comunicative, ma chiamato a lavorare sodo su un suono dalle sfumature intriganti e tuttavia ancora troppo prevedibile.
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