I
Furor Gallico non cedono il passo e danno seguito ai due (ottimi) album realizzati in precedenza: l'omonimo esordio e il successivo "Songs From the Earth".
Siamo quindi di fronte al loro terzo disco, che è considerato come un passo cruciale e fondamentale per una band, appuntamento che i
Furor Gallico non falliscono, dando conferma del proprio valore e delle loro qualità ma superando anche le aspettative.
"
Dusk of the Ages", infatti, è un "signor" disco dove, come ci hanno già abituato in passato i
Furor Gallico, trovano rifugio diverse sfumature, molteplici strumenti ed espressioni musicali. Quello che oggi fa la differenza è rappresentato dalla maturità e della semplicità con cui si eprimono, che sia nel Death Metal dalle pulsazioni Folk di "
The Phoenix" sia quando sono le melodie e a farla da padrone, come nel caso della poetica e malinconica "
Canto d’Inverno".
E ci sono anche le altre canzoni, dove il tutto si combina, si fonde e confonde per dare vita a quell'immaginario musicale cui i
Furor Gallico sono in grado di dar vita, e credo che "
Aquane" e la stessa titletrack ne siano due ottimi esempi. Continuo, poi, a sostenere tanto la loro scelta di non rinunciare al cantato in lingua italiana quanto, ovviamente, quella del contesto lirico lungo il quale i
Furor Gallico si muovono sin dagli esordi, inoltre trovo azzeccata la decisione di dare maggiore spazio alla voce femminile, dato che la presenza dell'ospite
Valentina Pucci al fianco di
Davide Cicalese si fa sentire e apprezzare non poco.
Così come la resa sonora, garantita dall'apporto al mix di
Tommy Vetterli (ex chitarrista di Coroner e Kreator, e dietro alla console per Eluveitie, Folkstone...) e per il master di
Jens Bogren (Amon Amarth, Borknagar, Katatonia, Opeth...).
Forse all'interno di "
Dusk of the Ages" non c'è una nuova "Caccia Morta" (per quanto "
Nebbia Della Mia Terra" ci si avvicini), ma c'è tutto il potenziale che i
Furor Gallico hanno saputo esprimere, oltre allla certezza che potranno anche far di meglio.
Metal.it
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