Difficile recensire questo lavoro del supergruppo dei The Damned Things - leggetevi la line up! -.
Credo che la cosa migliore sia elencare i pro ed i contro, un pò come si fa per i medicinali in quanto è la
stranezza - musicalmente parlando - che la fa da padrona in tutte le dieci tracce
Premessa : qui parliamo di gente di assoluta classe con una padronanza degli strumenti mostruosa ma ciò detto, a fine ascolto, viene spontaneo chiedersi quale siano il capo e la coda di questo lavoro.
Non c'è infatti, a mio parere, un filo logico che unisca i brani, ogni pezzo si muove su coordinate diverse, abbiamo un mix di hard rock, metal, funky, blues, dominato da un esercizio di stile dei singoli musicisti che qui sembrano dei session men piuttosto che un gruppo affiatato, probabilmente si sono trovati in sala d'incisione " a tempo perso", fra un impegno e l'altro delle rispettive bands di appartenenza.
Il materiale è troppo eterogeneo seppur di facile assimilazione dopo qualche ascolto, l'iniziale "
Cells" è un brano esplosivo, in "
Invincible " c'è una spruzzata di blues, "
Omen" gioca su un main riff che ricorda "
The Zoo" degli Scorpions ma suonata dai Muse(!), un tocco di elettronica l'abbiamo in "
Storm Charmer" che potrebbe uscire da un disco dei Qotse, mentre "
The Fire Is Cold" suona come un brano metalcore incazzato, "
Something Good" è un funky-rock, "
Carry A Brick" è forse il brano più stralunato, nervoso. con cambi di tempo e un chorus inaspettatamente melodico.
Ma accennavo all'inizio dei pro e dei contro, ed è presto detto.
I pro sono nell'ampio raggio di soluzioni musicali trovate ed eseguite in modo impeccabile da grandi professionisti.
I contro, dopo nove anni dal debut album mi sarei aspettato un prodotto un pò diverso, magari anche più classico, ma più definito; è come se il gruppo mancasse di una propria identità di fondo, viene da chiedersi se questo non sia stato un risultato voluto, magari proprio per spiazzare gli ascoltatori !
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