Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:40 min.
Etichetta:indipendent

Tracklist

  1. TYRANTS
  2. MY WHOLE DISGRACE
  3. PROUD LIKE A BABOON
  4. TO THE GROUND
  5. THE WHEEL
  6. FREAKSHOW
  7. GAIN YOUR REDEMPTION
  8. FEAR COMES AGAIN

Line up

  • Davide Cantamessa: vocals
  • Paolo Morosini: guitar
  • Federico Visini: guitar
  • Riccardo Arrigoni: bass
  • Virgilio Breda: drums

Voto medio utenti

Il ritorno dei bergamaschi Rise Of Tyrants, vede la luce in un’ottica più violenta e devastante.
La band ha confezionato un ritorno autoprodotto composto da ben otto tracce, dove la componente groove che permeava il debutto é ancora presente anche se in forma minore.
Il cambio di singer ha dato una marcia in più ai nostri, un singer versatile come Davide Cantamessa é raro trovarlo.
L’opener “Tyrants”, tira fuori un riff thrash/death riconoscibilissimo, e poi ecco la martellata della sezione ritmica in up tempo ma segnata da cambi di tempo.
Le chitarre macinano riff su riff con elementi death metal intessuti in una struttura estrema e pesante dove il singer fa il bello e cattivo tempo alternando growl, scream e pig squeal.
My whole disgrace”, é pesantissima con riffing rallentati e sfuriate nel mezzo.
I riffs sono di scuola death, compressi, ma non privi di un breve squarcio melodico; i cambi di tempo sono vari e il singer usa istrionicamente vari registri vocali tra screaming, growl e un tono pulito urlato.
To the ground”, viene introdotta da un arpeggio per poi esplodere con riffing maligni di scuola death e marcia doom con un growl cavernoso.
Il brano poi procede spedito con cambi di tempo alternati tra blast beats, sfuriate e rallentamenti improvvisi.
Grande lavoro delle chitarre che accorpano anche elementi melodici di taglio swedish in un contesto più estremo e brutale.
Freakshow”, é un brano diretto come un pugno di Mike Tyson e fa male allo stesso modo per l’impatto che i nostri hanno.
Anche qui i cambi di tempo danno varietà al brano, e le chitarre ricamano strutture estreme sorrette da una prova vocale versatile.
La conclusiva “Fear comes again”, parte con un blast beats e riffing death metal compressi e maligni.
Il growl del singer é cavernoso e bestiale mentre il brano ha l’impatto di uno schiacciasassi nei rallentamenti improvvisi; un brano che fa capire il grado di abilità dei nostri nel saper manovrare la materia estrema.
Un bel ritorno per la compagine orobica, io me li ricordo bene perché li ho visti dal vivo e consiglio a tutti quelli che hanno fame di death metal suonato con perizia e personalità di prendersi questo secondo lavoro e goderseli dal vivo.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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