Un desert rock molto epico e solenne e per questo anche inaspettatamente così gradito al sottoscritto, non proprio entusiasta di questo genere musicale così assolato e polveroso e decisamente più avvezzo a nebbie e climi nordici.

Questo il riassunto del mio parere su "Everything is One", prima opera sulla lunga distanza dei piemontesi RAMA che mettono su un disco davvero ben riuscito, sanguigno, carico di espressività ed anche decisamente personale, in quanto solitamente ascoltando i loro colleghi immagino di essere perduto in qualche deserto del mid-west statunitense, quelle sabbiose ed infinite distese che tanto mi han fatto compagnia durante la mia adolescenza nella visione di centinaia di film. Stavolta invece durante l'ascolto dei Rama mi sono perduto nelle sconfinate tundre dell'ex Unione Sovietica, seccate dal freddo continentale e dal sale acido dell'ormai quasi estinto Lago d'Aral, qualche arbusto qua e la' e nulla più, niente caldo asfissiante e sole da ustione ma un torrido freddo europeo.

Non so se questa mia personalissima visione di "Everything Is One" è stata ricercata o condivisa dal quartetto di Canavese, fatto sta che sin dall'iniziale (e riuscitissima) "Between the ashes of silence" la loro musica mi ha emozionato, facendomi volare altrove la mente, ed i quindici minuti di durata sono letteralmente evaporati in un istante. Stesso iter per la successiva "Through the doors of knowledge" - tutti titoli assai epici... - in cui ho apprezzato in maniera particolare anche il differente ed eclettico approccio al microfono di FatK, quando più "classico" quando più estremo e dilaniante.

La musica in primis è emozione, al di la' di ogni elemento oggettivo come esecuzione, produzione e tutto il resto, elementi peraltro assolutamente presenti nella proposta dei Rama, e senza dubbio hanno colpito nel segno.

Raccomandati a chiunque sia ancora in grado di andare oltre il creare playlist e skippare di continuo, ovvero raccomandati a chi ancora ama la musica.