Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:non disponibile
Etichetta:Blasphemous Records

Tracklist

  1. RUPERT THE KING
  2. IN THE MIDDLE OF THE NIGHT
  3. BABYLON’S FLAG
  4. NO ESCAPE
  5. DOUBLE FACE (EXTREMA COVER)
  6. DANGEROUS DEAL
  7. THE GREAT SPIRIT
  8. VENOM
  9. THE ART OF SOUL
  10. SECRET SOCIETY
  11. BLOOD SHOWER (BLIND ILLUSION COVER)

Line up

  • Gianluca GL Perotti: vocals, guitars
  • Manuel Togni: drums
  • Simone Franzè: guitars
  • Stefano Franzè: bass

Voto medio utenti

Gianluca Perotti è stato il cantante degli Extrema. Per diversi motivi, come succede spessissimo per migliaia di altre band, ora non lo è più, ha formato i nuovissimi Mortado e questo è il loro debutto per Blasphemous Records intitolato "Rupert the King".

Punto, ogni altra discussione a corollario e chiacchiericci vari sono stronzate di cui non mi sono mai curato in tutta la mia vita, da semplice ascoltatore prima e da scribacchino poi, così come non mi sono mai interessati i libri, le biografie, i film e le vite private di chi scrive la mia musica preferita. Per me conta l'heavy metal, e solo quello: se poi nella vita di tutti i giorni Perotti o chi per lui accompagna le nonnine in chiesa aiutandole ad attraversare la strada o scuoia i gatti a mani nude infilandogli le miccette nel sedere a me nulla tange, che tanto non sono amici miei e non devo uscirci a cena insieme.

Detto questo lasciamo parlare la musica appunto e "Rupert the King" è un disco che mi ha sorpreso. Mi ha sorpreso perchè da quel poco che avevo leggicchiato in giro e dal videoclip che avevo visto qualche settimana fa (ovvero quello della titletrack) mi attendevo un disco thrash, cosa che questo non è. Sono di fronte ad un disco heavy metal a tutto tondo, piuttosto variegato, dove le velocità si alzano e si abbassano in continuazione, in cui certamente il groove la fa spesso da padrone ma dove c'è anche spazio per rasoiate thrash, certamente, così come brani più sanguignamente rock, a volte addirittura "southern" e rituali come "The Great Spirit", ma che hanno il grandissimo, enorme pregio di farmi ascoltare la voce di Gianluca nella sua meravigliosa pulizia.

Lo dico subito, l'unico aspetto che non ho completamente assorbito di "Rupert the King" è quello della presenza del growl di Perotti, che per carità è un grandissimo growl che apprezzo nettamente più di molti suoi colleghi, ma che è un peccato utilizzare visto il dono vocale di cui è in possesso. Sarebbe stato davvero bello poter ascoltare anche i brani più tirati e cattivi con vocals più aperte e brillanti, seppure anche Gianluca - come tutto il disco - sia piuttosto eclettico e cambi costantemente il suo registro a seconda dei momenti, con brani come la frizzante "No Escape" già meno roca e profonda, perlomeno in alcuni passaggi.

Tutto qui, a questo punto finiscono le lamentazioni del Grazioli ed iniziano le lodi al Signore, dato che questo Re Rupert è stato quantomeno di enorme ispirazione per la band: gli assoli di Stefano Franzè sono TUTTI azzeccati e trascinanti, e ce ne vuole per non sbagliarne (non intendo a livello tecnico ovviamente) uno in tutto il disco, il drumming di Manuel Togni è impetuoso e costituisce insieme al basso di Simone Franzè il motore portante dei Mortado, che se queste sono le premesse dal vivo ammazzano tutti.

Prima di andare avanti: menzione particolare per "Secret Society", davvero un brano ispirato che chiude il disco alla grande, insieme alla riuscitissima cover dei Blind Illusion "Blood Shower" che come dice chiaramente il titolo è veramente un bagno di sangue, ma non solamente basato come oggi si intende sulla "botta", ma è costruita su riffs, accelerazioni, ripartenze, il collo che si stacca, insomma avete capito.

Torniamo a bomba: mentre sono disteso sul letto a luce spenta con il disco a cannone sullo stereo parte un brano all'improvviso e dico "porcaccia zozza ma questa meraviglia io la conosco" e mi metto a zompare prima che il mio cervello connetta titolo a brano, e niente altro era che "Double Face", tratta da quel pazzesco - ed irripetuto - capolavoro di "Tension at the Seams" a cui sono legato da ragioni artistiche, affettive e cerebrali: la nuova versione è convincente e riuscita al pari dell'originale, così come la cadenzata "In the Middle of the Night", forse la migliore di tutto il disco insieme alla scoppiettante "Venom", un perfetto connubbio tra impatto, melodia, rabbia ed i già citati assoli perfetti, mentre ho trovato un paio di brani come "The Art of Soul" e "Dangerous Deal" in alcune loro parti fin troppo esagerati e catacombali.

Sono lievi imperfezioni da limare via in un prossimo futuro ma che poco tolgono al giudizio globale di un disco largamente godibile, ispirato e comunicativo, che riesce a trasmettere in maniera ottimale emozioni e vibrazioni: un disco di Musica com'era intesa una volta e che coloro che la amano ancora, al di la' di playlist, streaming e bluetooth, sapranno certamente riconoscere ed apprezzare, senza curarsi di quel che è stato, quel che sarà ed eventuali gare a chi ce l'ha più lungo, come da sempre amiamo fare in Italia.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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