Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:non disponibile
Etichetta:Aural Music

Tracklist

  1. HERALD OF ABYSSOS
  2. UNHOLY
  3. GOLIATH
  4. THE CRIMSON PENITENCE
  5. GODDES OF THE HUNT
  6. WITCHES' GALLOWS
  7. BLOODRAGE
  8. MOLTEN EARTH

Line up

  • Gabriel Ortiz: drums
  • Jorge Camacho: vocals, bass
  • Christopher de Haan: vocals, guitars
  • Beto Ramirez: vocals, guitars

Voto medio utenti

Presentati da una copertina molto bella presa in prestito ad un gruppo death metal, gli Age Of The Wolf marcano oggi il loro debutto sulla scena con il loro album "Ouroboric Trances" edito da Aural Music: a dispetto dello splendido artwork, la band originaria del Costa Rica suona però uno stoner metal con qualche inflessione sludge che richiama alla memoria i grandi nomi del genere e che vede le chitarre assolute protagoniste: tempi cadenzati e riff polverosi venati di blues sono il pane quotidiano degli Age Of The Wolf, capaci di catapultare l'ascoltatore nel deserto e fargli perdere l'orientamento con il loro sound a tratti psichedelico, a volte cadenzato ma anche capace di subitanee accelerazioni. Molto interessante la scelta di alternare dietro al microfono le voci dei due chitarristi Christopher de Haan e Beto Ramirez a quella del bassista Jorge Camacho, dal momento che ognuno dei membri della band ha una timbrica propria e differente che ben si adatta alle diverse sfumature della musica degli Age Of The Wolf: una voce più sporca e gutturale che si sposa benissimo con i momenti più paludosi, una più roca e ruvida per quando è la vena stoner più pura a dettare la direzione dei brani ed una più acuta ed acida che si adatta perfettamente ai frangenti più lisergici di "Ouroboric Trances". I brani non brillano certo per originalità ma si muovono con sufficiente convinzione ed ispirazione nella materia musicale che gli Age Of The Wolf hanno amalgamato, trovando in brani come l'opener "Herald Of Abissos" o "Goliath" gli propri episodi meglio riusciti, senza dimenticare l'intermezzo strumentale "Witches' Gallow" dove uno struggente violino si fonde alle chitarre in un brano che per certe armonizzazioni ricorda vagamente i Baroness ma che regala momenti davvero poetici e di grande intensità emotiva.
L'opera prima degli Age Of The Wolf si presenta quindi come un disco da cui emerge un buon songwriting da parte della band, che però dimostra ancora qualche ingenuità e qualche pecca di immaturità che la band avrà modo e tempo di correggere nel corso della propria carriera.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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