Quando si deve parlare di un gruppo composto per tre quarti da ragazze si rischia sempre di cadere nel banale apprezzamento estetico, in questo caso elevato, o nell’accondiscendenza supponente del tipo:”Bravine...per essere delle ragazze...” Limitiamoci invece ad un giudizio puramente musicale e va subito detto che si tratta di un debutto ampiamente riuscito, in un settore difficile come quello al confine tra metal e hard rock, dove occorre fondere la giusta grinta alla sensibilità melodica. La band svedese gioca bene le due donne di punta, la cantante Moa dotata di ampia gamma tonale che dicono faccia sfracelli in sede “live”, e la chitarrista Michelle dalla quale prende nome il gruppo che si disimpegna egregiamente sia nei pesanti riffs che nei veloci e ficcanti assoli, tanto da darmi la sensazione che abbia “studiato” parecchio i lavori di Zakk Wylde.
Completa il tutto una sezione ritmica precisa che sfrutta l’unico “maschietto”, il pallido drummer Frederik già con i Newyorkesi “Giles”. Fin dall’opener “The story of junk” si mettono in luce le due anime della band, quella rocciosa del guitar tagliato con l’accetta e quella melodica esaltata dalla versatilità della singer corvina, ed è subito chiaro che qui c’è sia energia che songwriting. “Chaos” è un altro esempio di ottimo hard’n’heavy con andamento tempestoso e la seguente “Two lost worlds” vira invece su un massiccio metal di maniera con qualche guizzo acido ed ottimo assolo di Michelle.
Le Meldrum non si intimoriscono nemmeno nel gettarsi in una ballatona come “Feeding the hope” dallo stile radiofonico ma non certo sdolcinato e brillano ancora nello slow elettroacustico “Attakapa”, dose tosta di groove americano che si avvale della chitarra di Brian Robertson. Ancora buoni il mid-tempo “New world order” che esalta la roca interpretazione della Holmsten, la cupa “Crossin’ the line” e l’acustico finale “Reign mantra” che lascia un dolce sapore sul palato. Valide musiciste, buone e chiare idee, degna attitudine, mi hanno piacevolmente sorpreso ed il disco merita attenzione anche se forse mancano un paio di pezzi “sparati” che avrebbero portato all’eccellenza, peccato veniale che potrà essere corretto più avanti. Da vecchio gentiluomo non posso che segnalarlo a tutti gli estimatori dell’hard rock di stile e qualità.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?