Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:52 min.
Etichetta:Indie Recordings
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. LAST CHANCE FOR A SERENADE
  2. JAWS
  3. LAST CALL
  4. THRESHOLD
  5. MONSTER
  6. AFTERGLOW
  7. IN THE END
  8. PRETTY GIRLS MAKE GRAVES
  9. BRIGHT LIGHTS
  10. HELL HATH NO FURY
  11. I WISH YOU HELL
  12. SO LONG, EUPHORIA

Line up

  • Toschie: vocals
  • Ice Dale: guitar, bass
  • Thomas Tofthagen: guitar
  • Kjetil Greve: drums

Voto medio utenti

Nutrivo grande curiosità per questi Audrey Horne, per diversi motivi.
Prima di tutto perché l’esordio del 2005 intitolato “No hay banda” era stato definito, in modo praticamente unanime, come il prodotto di una band dalle sostanziose potenzialità, e poi anche perché questi norvegesi “rubano” il monicker da uno dei personaggi chiave (interpretato dalla conturbante Sherilyn Fenn) di Twin Peaks, il serial che mi confermò compiutamente, dopo averla scoperta negli anni “ingenui” dell’adolescenza, l’incredibile forza di suggestione dell’arte surrealista, onirica, angosciosa e grottesca del maestro David Lynch.
I nostri suonano un ottimo hard-rock “moderno”, capace di evocare vividi bagliori di Faith No More, Tool, A Perfect Circle e Alice In Chains e anche se non sono in grado di valutare se “Le fol” rappresenti (come sostiene qualcuno) una sorta di “stallo” nel percorso di crescita intravisto in quell’apprezzato esordio, posso sicuramente affermare che il nuovo full-length, seppur non rivoluzionario, si presenta alle mie orecchie come una convincente miscellanea di talento e scaltrezza, capace di attrarre con la giusta “ruffianeria” il pubblico “alternativo”, senza per questo sacrificare interamente la propria personalità sull’altare di una dedizione incondizionata a modelli ampiamente consolidati.
Insomma, se c’è (e c’è, senza dubbio) un’evidente volontà di “sfondare” in un certo settore del rock business utilizzando situazioni e strutture armoniche non esattamente inedite, il tutto è concertato con estrema intelligenza, gusto e (tutto sommato) con sufficiente misura, in modo da risultare assai gradevole all’ascolto di chi ama questi suoni.
Piace la voce di Toschie, ricca di tensione e colore interpretativo, piacciono le atmosfere caliginose che ammantano le canzoni, coadiuvate ora da intriganti tastiere “vintage”, ora da rilevante impatto frontale e sempre da melodie irrequiete, contagiose e magnetiche che fungono da leit motiv ad un programma che sorprende anche per la notevole policromia delle soluzioni espressive.
La presenza di qualche pezzo meno efficace non sminuisce il valore di un album che con “Jaws”, “Last call”, “Threshold” (davvero bella!), “Monster”, “Afterglow”, “Pretty girls make graves” (nonostante sia “pericolosamente” vicina all’incriminazione per plagio perpetrato nei confronti degli AIC!), “Hell hath no fury” e “So long, euphoria” (una specie di summa conclusiva delle influenze sopraccitate), mostra il suo lato migliore, un profilo “familiare” e tuttavia ancora incredibilmente fascinoso.
Non un capolavoro, “solo” un lavoro dannatamente buono.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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