Come tutti, o quasi, i lavori pubblicati dalla
I, Voidhanger Records, anche
"Astres", opera prima per i francesi
Epectase, è un album "particolare".
Prima di tutto la durata.
Parliamo di soli cinque brani per oltre un'ora di musica, il che vuol dire che le singole composizioni durano anche oltre i quindici minuti.
Poi abbiamo il genere.
Già, cosa suona il duo?
Difficile stabilirlo in maniera univoca dato che nella loro musica è possibile ascoltare diverse influenze.
Diciamo che gli
Epectase miscelano il black metal con il progressive rock degli anni '70 dando vita ad un album che proprio nella parola "progressive" trova la sua più significativa spiegazione.
Le composizioni, infatti, sono in costante evoluzione e passano dal nero estremo alle atmosfere che hanno segnato tutta la musica rock degli anni '70 con disarmante sfacciataggine lasciando l'ascoltatore decisamente sbigottito di fronte alla coesistenza, a mio avvio molto forzata, di ambiti così diversi e distanti, tutto ciò sia a livello strumentale che, anche, a livello vocale visto lo spettro ampio di vocalizzi che viene usato.
A questo connubio gli
Epectase aggiungono, inoltre, una decisa vena epica, quando si cimentano in partiture "stentoree" che caratterizzano ogni brano, e una inclinazione per lunghi momenti strumentali, sorretti da pochi arpeggi di chitarra, che stridono fortemente con le parti più tirate, il tutto a discapito della facilità di fruizione dell'album stesso.
"Astres", insomma, è un album contorto, direi caotico, che vive di uno spettro di colori e di umori davvero ampio e che, a livello tematico, ci racconta un viaggio, all'interno della propria coscienza, da parte di un individuo che cerca dio e che, tutto attorno, è circondato dal nero.
Un nero che, scavando a fondo, permea tutto il lavoro e che si evince, anche, dai momenti di dark ambient e di doom estremo che, musicalmente, caratterizzano, amalgamandosi con gli altri,
"Astres" garantendogli un tono oscuro e volutamente inquietante.
Certamente non siamo di fronte ad una proposta facile da capire o da ascoltare.
Questo lo avrete intuito.
Una proposta coraggiosa invece si, perché agli
Epectase non manca certo la volontà di sperimentare o di uscire dagli schemi e il loro avvicinarsi, qui e la, agli Urfaust (gruppo al quale maggiormente mi sento di accostare i nostri) non fa altro che confermare quanto appena detto e ci suggerisce, tra le altre cose, che un ascolto al loro esordio discografico va sicuramente dato, in verità più di uno visto quello di cui parliamo, per capire fino a che punto
"Astres" possa piacere.
Io, sinceramente, non l'ho amato particolarmente, ma non mi sento di bocciare un album che, in ogni caso, è ricco di qualità e di vero impegno, motivo per cui vi suggerisco, caldamente, di prendervi il tempo che serve per scoprire qualcosa certamente di molto interessante e quasi catartico: magari potreste scoprire l'album della vita.
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