Gradevole nuova uscita di casa Victory nell'ambito del più "classico" emo-rock sulla scia di Taking Back Sunday (a cui talvolta assomigliano parecchio, soprattutto se pensiamo a quelli di "Tell all your friends") e The Get Up Kids, con i pro e contro che un riverbero di questo tipo inevitabilmente porta con sé.
I June sono, infatti, dei buoni discepoli di questo filone musicale, le loro canzoni sono tecnicamente impeccabili, le melodie sgorgano con naturalezza e le due voci di Tim Brennan (anche chitarrista) e AJ Brown (che si occupa anche del basso) si amalgamo e s'inseguono con dovizia (senza l'uso del cantato in screaming) originando armonie vocali adeguatamente enfatiche, che puntano dritte al cuore dei fans del settore, ma se cercate una qualche originalità tra questi solchi, credo rimarrete delusi, in quanto non si può dire che sia esattamente, allo stato attuale, un aspetto che contraddistingua in modo sostanziale le composizioni dei nostri.
Piacciono, in ogni modo, tenendo conto delle premesse, "Speak up", gli intrecci di "Patrick", la vivace "OK Corral", l'elettro-acustica "My side of the story" con il suo piacevole contrappunto tastieristico, la vigorosa "The city", la brillante "Invitations" (con questi ultimi che conquistano la palma di miei due brani preferiti dell'albo) e "I write B movies", tutte canzoni che evitano il rischio "melensaggine", spesso insito in queste sonorità, apparendo al contempo sufficientemente emo-zionanti.
L'efficienza sonora è garantita dal sempre ottimo Brian McTernan, praticamente una sicurezza, avendo già lavorato per Thrice, Cave In, Promise Ring e Hot Water Music e che sa perfettamente come debbano "suonare" i dischi di questo tipo.
"If you speak any faster", nonostante una certa "uniformità" congenita, ha le caratteristiche, senza essere troppo soporifero e cercare esasperatamente il ritornello vincente, per conquistare i sostenitori di questa musica che vive sulla forza dei sentimenti e che in questo caso ritroveranno in maniera effettivamente abbastanza convincente tutte le prerogative più "familiari" del loro genere prediletto.
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