Nonostante la loro lineup abbia subito l'ennesimo cambiamento, gli svedesi
October Tide mantenendo la cadenza iniziata con "
A Thin Shell" nel 2010 e che li vede pubblicare un disco ogni triennio, pubblicano via
Agonia Records "
In Splendor Below", sesto disco di una carriera lunga ormai un quarto di secolo.
Rispetto al precedente "
Winged Waltz" nel nuovo lavoro non troviamo più dietro alle pelli
Jocke Wallgren (passato nel frattempo ai più celebrati Amon Amarth), sostituito da
Jonas Sköld,
Mattias "Kryptan" Norrman ha abbandonato il basso passando alla seconda chitarra (prendendo il posto dell'uscente
Emil Alstermark) ed al suo posto vi è l'ingresso di
Johan Jönsegård.
Ciò che invece non ha subito mutamenti è la proposta del combo di Stoccolma, fedele al proprio credo nel suonare quella miscela di doom/gothic/death melodico che sta vivendo un nuovo periodo di splendore grazie a band quali
Dècembre Noir o
Nailed To Obscurity ed alla sempre florida vena creativa dei mostri sacri
Katatonia,
In Mourning e soprattutto
Swallow the Sun.
Ovviamente, data l'estrazione del fondatore
Fredrik "North" Norrman (ex Katatonia e Trees of Eternity, progetto parallelo del chitarrista degli Swallow the Sun Juha Raivio e della sua compagna Aleah Starbridge, mancata nel 2016) la componente melodica e malinconica è molto radicata ma viene spesso accompagnata da trame progressive che -forse per la prima volta- occupano un posto realmente importante.
Brani come l'opener "
I, The Polluter" o "
Ögonblick Av Nad" con i loro ritmi irregolari ed i loro accordi dissonanti sono la testimonianza più evidente di questa maturazione artistica; più aderenti al recente passato "
We died in October", "
Stars starve me" o la splendida "
Guide My Pulse" che regala dei duetti da brivido tra le due sei corde.
Ho parlato di maturazione perchè "
In Splendor Below" è, a mio parere, il disco più "pieno" nella discografia degli
October Tide (attenzione: non ho detto migliore! quello è un giudizio interamente soggettivo) sia dal lato compositivo che per ciò che concerne un songwriting senza punti deboli.
Qualcosa è logicamente andato perduto: la componente death è davvero ridotta, limitandosi alle (buonissime) harsh vocals di
Alexander Högbom e ad alcuni passaggi di "
Our Famine" ed "
Envy the Moon" ma questo -sebbene mi lasci qualche rimpianto- oggettivamente non toglie quasi nulla alla bontà del lavoro.
"
In Splendor Below" gioca con le emozioni pur senza scadere nel melenso o nel piacione a tutti i costi e, sebbene non raggiunga i migliori lavori del genere, è sicuramente tra le migliori uscite di questo primo semestre.
Ancora un centro per gli
October Tide, un'altra band che raccoglie meno di quanto meriterebbe.
Purtroppo.
October Tide - "Ögonblick Av Nåd"
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