Sono occorsi ben quattro anni per il comeback discografico degli svedesi Raised Fist, un tostissimo quintetto che fin dalla sua nascita si cimentava in un violentissimo hardcore, poco incline al mischiarsi con altri generi o macchiarsi di melodia. Questo succedeva fino al loro precedente lavoro, quel " Dedication " uscito appunto quattro anni fa, un disco che cominciava ad imbastardirsi con l'heavy metal, presentando tracce chiaramente classificabili come metalcore; un lavoro che cercava di rompere col passato, o quanto meno di aprire ad altre soluzioni stilistiche. Di acqua sotto i ponti ne è passata, ed i nostri si ripresentano con la loro immutata grinta, marchio indelebile della scena hardcore, ma con tanti particolari, positivi, in più. Parto col dire che il vocalist Alle, uno dei migliori screamer della scena hardcore mondiale, è riuscito ad arricchire il suo spettro vocale con clean vocals che donano una marcia in più ai pezzi più catchy e melodici. La sezione ritmica, Josse al basso e Matte alla batteria, è sempre dinamica, precisa, potente ed assolutamente convincente soprattutto quando le velocità si fanno molto Slayeriane. Senza scordarsi di Marco e Daniel, i due chitarristi, che maltrattano i propri strumenti vomitando riffs su riffs, creando un'atmosfera soffocante per tutta la durata del disco. Quello che bisogna evidenziare è il taglio nettamente ruffiano di certi brani, dettaglio impensabile sino a pochi mesi fa, anche con un " Dedication " a suggerirci il tutto. Ma sentire i Raised Fist costruire chorus che manco i P.O.D. in tempi di grazia...beh, questa è una bella botta, no? Ascoltatevi al volo la titletrack e ditemi se non vi troverete a canticchiarla dopo due nanosecondi. Oppure una " Perfectly Broken ", che sa essere tremendamente paracula abbinando momenti tirati e quadrati con un chorus che puzza tantissimo di Stuck Mojo. L'unica pecca riscontrabile in questo " Sound Of The Republic " è l'eccessiva omogeneità negli " attacchi " dei brani, decisamente troppo simili tra loro. Ma è proprio un cercare il classico pelo nell'uovo, visto che tutto il lavoro è convincente, riuscendo nel difficile compito di suonare fresco, nonostante l'hardcore sia uno dei generi più battuto. Per chi è solito maltrattarsi le orecchie a colpi di Breach, Unsane e Youth Of Today, direi che c'è solo da godere nell'ascoltare l'ultima fatica dei Raised Fist. Accomodatevi.
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