Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:34 min.
Etichetta:The Sign Records

Tracklist

  1. FLOWERS (INTRO)
  2. HER GAME
  3. EMMY
  4. HARD WORKIN’ MAN
  5. SUNCHILD
  6. FLOWERS
  7. LIKE A SOUND
  8. BEYOND THE SUN

Line up

  • Josefina Berglund Ekholm: vocals
  • Ottilia Berglund Ekholm: choir
  • Wilma As: choir
  • Jacob Hellenrud: guitar
  • Ida Wahl: bass
  • Anna Nilsson: keyboards
  • Christoffer Eriksson: drums
  • Sara Berkesi: percussion

Voto medio utenti

Gli svedesi Children of the Sun ci trasportano come in una macchina del tempo ad un lontano passato: quello dei figli dei fiori, del “peace and love”, della storica kermesse di Woostock e della cultura hippie. Sia musicalmente che esteticamente, questa band formata da otto elementi (sei donne e due uomini) cerca di riproporre lo spirito di quell'epoca, una stagione segnata dalla ricerca della libertà dalle stereotipate convenzioni sociali, dell’amore universale e della connessione con la natura.
Il loro stile affonda le sue radici nella fine degli anni ’60, una suggestione che profuma di Jefferson Airplane, Grateful Dead, Janis Joplin e che unisce le tematiche acustiche-cantautorali al primo dinamismo del rock elettrico. Una canzone come “Her game” racchiude pienamente tutte queste influenze: linee melodico-vocali con vibrazioni soul, gradevoli e incisive, sostenute da un impianto sonoro early-seventies ben concepito e mai invadente. Brano che mi ha ricordato certe cose dei Blues Pills.
Sicuramente il focus centrale del disco è racchiuso nella bella voce di Josefina Berglund Ekholm, una sorta di Grace Slick del nuovo millennio capace di variare le proprie intonazioni a seconda dell’atmosfera prevista dalle varie tracce. Infatti “Emmy” è una delicata e sofferta ballad sostenuta da tastiere vintage, mentre l’estesa “Beyond the sun” possiede quelle vibrazioni proto-psych che caratterizzarono l’epoca in questione.
Hard workin’ man” ha un retrogusto southern-blues ma con un taglio sempre molto elegante, “Sunchild” è buon esempio di rock etereo-sciamanico, mentre “Flowers” e “Like a sound” mostrano un’intelaiatura folk e sognante irrobustita da momenti più hard che riportano ai conterranei Siena Root.
Un disco estremamente vintage, totalmente devoto al rock fine ’60 – inizio ’70, che ripropone lo spirito free dell’epoca unito ad un leggero velo di psichedelia e ad accattivanti melodie soulful-cantautorali. Se vi piacciono progetti consapevolmente retrò, come i Church of the Cosmic Skull, questa band è l’ideale per voi.

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