Eccolo qua il disco dell'estate!
Attenzione però, non vorrei che capiste male. Nascondete subito quegli unguenti abbronzanti, il vostro culo cadente e la voglia di canzoncine immediate dall'idioma iberico. Qui parliamo di metal, di death metal.
Questo nuovo lavoro dei
Disentomb è il disco dell'estate semplicemente perché è il miglior disco estremo uscito a luglio/agosto. Se ancora vi interessa leggere, rimanete con me, altrimenti tornate pure a fare le lucertole in spiaggia con la vostra birra insapore.
Se ben vi ricordate (ma quando mai?) vi parlai di
Misery, spettacolare secondo album di questi australiani, nel 2014. Sono passati cinque lunghi anni, nel frattempo la band non è rimasta con le mani in mano e non si è di certo ammorbidita. I Nostri hanno suonato in giro parecchio e hanno composto questo nuovo
The Decaying Light, altro fenomenale capitolo che vi invito ad ascoltare e fare vostro se siete sostenitori del death metal cupo, tecnico, marcio, decadente. Ce lo ritroveremo a fine anno in diverse classifiche, credetemi.
Il loro death metal è scuro come un incubo ed ospita una grande quantità di riff, dissonanze, melodie storte e spunti intelligenti, è sicuramente tecnico ma -attenzione- non ha nulla a che fare con band come Origin, Obscura, Beyond Creation o simili.
I
Disentomb propongono un death metal butale, denso, potente, vario, che passa da accelerazioni in blast beat a momenti rallentati, decadenti e soffocanti, con una naturalezza disarmante. È stato anche creato un neologismo per descrivere la loro proposta:
sloom, parola che unisce slam e doom e che ci da subito un'idea del suono proposto dalla band. Evidentemente non bastavano le etichette esistenti, beccatevene un'altra.
Suffocation, Ulcerate, Immolation, Portal, Gorguts, Defeated Sanity, sono alcune delle influenze che è possibile riscontrare nel loro suono. Suono che ha il pregio di essere abbastanza originale da renderli identificabili, cosa non scontata per una band parecchio estrema, anzi.
Il nuovo
The Decaying Light presenta qualche piccola variazione rispetto al disco precedente; innanzitutto la durata è assai maggiore (
Misery durava poco più di 30 minuti, il nuovo disco supera i 44) e la cosa, lo confesso, subito mi aveva spaventato. La tracklist è però "spalmata" in modo intelligente, con una buona alternanza ed ospitando a 3/4 del lavoro la parte più doom e rallentata ("
The Great Abandonment" e soprattutto la mastodontica "
Invocation in the Cathedral"), per poi tornare a spingere sulla velocità verso la fine e concludendo con una breve strumentale. I suoni di
The Decaying Light sono un po' diversi dal passato. Le chitarre sono meno gonfie e sature, leggermente più precise (abbastanza vicine a quelle degli Immolation, per intenderci) in modo che non vadano persi nel chaos riff o passaggi preziosi, ed il lavoro di basso del nuovo entrato
Adrian Cappelletti si integra alla perfezione spingendo l'operato delle asce, compattando il muro sonoro. Molto migliorato è anche il drumming di
Sison, più fantasioso e rapido che rimane però in fondo allo aspettro sonoro, pompando direttamente dall'inferno. E se è vero che qualche fill è nascosto dal marasma sonoro, è assolutamente meglio così che optare per una sterile e fastidiosa produzione pulitissima e piena di trigger. Giusto il rullante lo avrei aperto appena di più. Completa la botta sonica il growl demoniaco di
James, sempre ben dosato e cattivo al punto giusto, senza che venga fatto ricorso al pig squeal. Segnalo anche l'ospitata di sua maestà
Matti Way (ex-Disgorge, ex-Liturgy, Abominable Putridity, Pathology e mille altri) che con la sua ugola malevola va ad arricchire "
Your Prayers Echo Into Nothingness".
Penso di essermi dilungato fin troppo. Questa è una botta sonica che arriva direttamente dall'inferno, un'onda piena di riff, dissonanze, che abbatte tutto e tutti e vi catapulta in un incubo che rispecchia quello della bella copertina di
Nick Keller.
Figli del male, sapete cosa fare.