Chi ha apprezzato il primo capitolo del viaggio oltre i confini del tempo, tra storia e fantasia, del
Cittadino, sa già cosa aspettarsi … un concentrato di suoni immaginifici e meditativi, sospesi tra
prog e
pop, ad assecondare la visione espressiva di un musicista che con Lodgic, World Trade, The Key, Conspiracy, CIRCA e Yes ha già ampiamente dimostrato la portata della sua arte.
Se in “
Citizen”
Billy Sherwood si era circondato di ospiti illustri, la decisione di gestire in completa autonomia tutte le incombenze di questo
sequel rende l’opera ancora più personale e libera da eventuali condizionamenti e (anche se fatalmente ne riduce di uno
zinzino l’
appeal “commerciale”) rafforza l’idea di un personaggio che per talento e versatilità probabilmente meriterebbe una superiore considerazione anche tra i “puristi” del genere, non sempre disposti, a causa di una forma di abbastanza indecifrabile e ostinato snobismo, a riconoscerne le qualità.
A beneficio dei (pochi, spero …) che non conoscono le vicende di
Sherwood e il
concept da lui avviato nel 2015, diciamo che “
Citizen: in the next life” è un disco che mescola con innata classe Yes, Genesis e qualcosa del
Peter Gabriel solista, e fonde con classe e misura influenze “classiche” e “moderne”, per un effetto finale a elevato impatto emotivo.
Forse, a ben sentire, rispetto al suo predecessore, nell’albo affiora sporadicamente qualche brandello di eccessivo manierismo, e tuttavia il risultato
cardio-uditivo globale può dirsi ancora una volta ampiamente soddisfacente, in un misto di magia e concretezza che ammalia nonostante qualche passaggio leggermente meno fluido del previsto.
Difficile, dunque, non rimanere affascinati dall’incontro con
Mata Hari,
Cristoforo Colombo,
Wyatt Earp,
Monet e
Adolf Hitler che il protagonista dell’opera ci fa vivere attraverso la sua sensibilità e le sue esperienze, e quando in coda al programma il
Cittadino assume le sembianze di
Chris Squire (con un rimando a “
Amazing grace”, amata ed eseguita spesso dal compianto bassista britannico), si comprende ancora meglio lo spessore artistico e umano di un grande del settore come
Billy Sherwood.
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