Considero “
Last decade dead century”, favoloso debutto dei
Warrior Soul, un’autentica pietra miliare del metallo “contaminato” dei
nineties, capace di concentrare
heavy, psichedelia e
dark-wave in una dirompente onda sonica, alimentata da un’inusitata carica urgente e trasgressiva, che attaccava la decadenza del “sistema” capitalista e invitava il pubblico del
rock a scuotersi dal torpore in cui era sprofondato.
Dopo quel capodopera irripetibile, parecchi lavori di grande livello artistico, in un percorso espressivo in grado di distinguersi per creatività e originalità, ma progressivamente sempre più lontano dalle prerogative iniziali, fino ad un orientamento esplicitamente di estrazione
punk n’ roll, diretto, trascinante, anarchico e insolente.
Così, affermare che
Kory Clarke, storico
leader del gruppo statunitense, sia uno dei più autorevoli “eredi” di
Iggy Pop non è da considerare la solita iperbole giornalistica, e riascoltarlo in questo nuovo “
Rock n’ roll disease” ancora rabbioso e lucido come “ai tempi belli”, non può che essere una buona notizia per chi si considera un suo fedele estimatore.
Certo, oggi la sua laringe ha perso un pizzico di “colore”, diventando maggiormente aspra e ruvida, ma non è facile trovare tanta veemenza e iconoclastia in una voce umana, intatta nelle sue peculiarità comunicative.
Il disco, in un misto di MC5, Motorhead e Stooges, è ancora una volta uno “schiaffone” alla società contemporanea, intenso, ribelle e “bastardo”, sostenuto da un muro di chitarre rumorose e di ritmiche schiette e pulsanti.
Non credo sia necessario aggiungere altro o avventurarsi in singole dissertazioni … se cercate un disco incredibilmente energico, sovversivo, fulminante, istintivo e allo stesso tempo “pensante”, “
Rock n’ roll disease” fa sicuramente al caso vostro … il mondo ha ancora bisogno dei
Warrior Soul.
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