Diciamocela tutta: i giapponesi
Coffins molto probabilmente non raggiungeranno mai vette assolute in fatto di notorietà, ma appartengono a quegli – mi si passi il termine – “onesti mestieranti” che sanno come si compone un efficace album di death/doom.
Sebbene abbiamo dovuto aspettare sei anni dall’ultima fatica sulla lunga distanza (“
The fleshland” sempre per
Relapse) per avere fra le mani questo
“Beyond the circular demise”, il quartetto nipponico non è proprio stato con le mani in mano pubblicando una decina di split collaborando con altre interessanti realtà quali, ad esempio, gli statunitensi
Ilsa, i connazionali
Unholy Grave e
Butcher ABC.
Le coordinate musicali di
“Beyond the circular demise”, ovviamente, sono in linea con quanto presente nella discografia dei Nostri ovvero una base di putrescente death metal old school in cui decantano rallentamenti doom, diffondendo quell’aura pestilenziale che riporta alla mente compagni di viaggio come
Autopsy, Asphyx, Hooded Menace, Cianide (N.d.r.: ma anche i loro compatrioti
Anatomia, se non li avete mai ascoltati date loro una possibilità). Nella conclusiva e lunga
“Gateways to dystopia” emergono invece delle disgressioni sludge che già avevamo visto nel recente passato della band.
L’ascolto di
“Beyond the circular demise” trasmette buone sensazioni, il songwriting non stanca e non è ripetitivo, i passaggi più veloci e quelli più rallentati si amalgamano molto bene in maniera fluida e naturale senza mai apparire forzati o fini a sé stessi.
Oltre alla già citata
“Gateways to dystopia” segnalo
“Impuritious minds” che sembra uscita dalla penna di un ispirato
Chris Reifert, l’opener “
Terminate by own prophecy” e la tagliente
“Hour of execution”.
Un lavoro questo che soddisferà sia chi già conosce i
Coffins, sia chi per la prima volta si approccia ai fumi mefitici di questo genere. Non rimarrà deluso.
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